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    Una dottoressa del Michigan è stata accusata di aver praticato mutilazioni genitali sulle bambine

    Da almeno 12 anni, Jumana Nagarwala sottoponeva le pazienti alle incisioni nel suo ambulatorio in Michigan. L'indagine è partita dopo alcune segnalazioni anonime

    Di TPI
    Pubblicato il 15 Apr. 2017 alle 12:04 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 01:23

    Da più di un decennio Jumana Nagarwala esercitava la sua professione di medico di pronto soccorso presso un ambulatorio in un sobborgo di Detroit, in Michigan. La dottoressa 44enne è stata arrestata mercoledì 12 aprile con l’accusa di aver praticato la mutilazione dei genitali femminili sulle sue piccole pazienti, di età compresa fra i sei e gli otto anni. 

    Ad accompagnare le bambine nella clinica medica dove la dottoressa operava in gran segreto erano gli stessi genitori, radicati a tradizioni e pratiche che negli Stati Uniti sono state vietate per legge a partire dal 1996. 

    Sulla vicenda stanno indagando le autorità federali che ritengono non si tratti di un caso unico. Dalle inchieste condotte a seguito di una serie di segnalazioni anonime pervenute di recente, gli investigatori sono potuti risalire ad altre vittime. Si pensa che la donna agisse indisturbata da almeno dodici anni, a partire dal 2005 e il 2007 e che sarebbero innumerevoli le vittime indifese sottoposte a questa pratica. 

    Le ragazze spesso accompagnate dai loro genitori arrivavano in clinica per sottoporsi a visite di routine, ma in realtà venivano sottoposte a incisioni dolorose e non richieste. “Quando tornavo a casa avevo dei dolori alla pancia”, ha raccontato una di loro. Mentre un’altra delle vittime ha ricordato il momento in cui venne incisa e il dolore lancinante provato, le lacrime versate e la difficoltà a camminare dopo. Alcune hanno invece riconosciuto la stanza dove venivano condotte per la procedura e il sangue che fuoriusciva dalla ferita e che macchiava il lenzuolo. 

    “La dottoressa Nagarwala è sospettata di aver compiuto atti orribili e brutali sulle vittime più vulnerabili”, ha raccontato Kenneth A. Blanco, un assistente del procuratore generale che opera nel dipartimento di Giustizia, in una dichiarazione diffusa giovedì 13 aprile. 

    “Il dipartimento di Giustizia si è impegnata a fermare le mutilazioni genitali femminili in questo paese, e utilizzerà i suoi pieni poteri per impedire queste pratiche e tutelare le bambine che hanno subito un tale abuso fisico ed emotivo”, si legge anche nella dichiarazione. 

    Dalle indagini condotte dagli investigatori è emerso che la donna apparterrebbe a una setta religiosa non ben identificata che prevede tale pratica. Interrogata dagli agenti federali, la dottoressa ha respinto ogni accusa, ma se dovesse risultare colpevole, in base alle leggi americane rischierebbe l’ergastolo. Al momento la dottoressa è detenuta in custodia cautelare, per decisione del tribunale federale di Detroit.

    Le bambine sottoposte all’intervento non richiesto non erano originarie solo dei Michigan, ma anche di altri stati americani. L’inchiesta, infatti, sarebbe partita proprio su due vittime del Minnesota, alle quali dopo l’incisione era stato imposto dai familiari il silenzio sull’accaduto. 

    La prima udienza per Jumana Nagarwala è stata fissata per lunedì 17 aprile. Al momento, per la dottoressa che lavorava presso l’Henry Ford Hospital di Detroit è stato predisposto il congedo amministrativo dai vertici ospedalieri, in seguito all’arresto. Lo ha precisato un portavoce della struttura ospedaliera. 

    “L’attività criminale perpetrata dalla dottoressa non si è verificata all’interno di questo edificio”, ha fatto sapere l’ospedale. “Non avremmo mai potuto sostenere o tollerare una cosa del genere”. 

    Secondo i dati forniti dall’Organizzazione mondiale della Sanità, sono almeno 30 i paesi (Egitto, Indonesia, ma anche numerosi paesi del continente africano), dove si registrano queste pratiche assai diffuse. La procedura che risulta illegale negli Stati Uniti, viene solitamente effettuata sulle bambine in età pre-puberale e può comportare serie conseguenze a livello fisico come infezioni, complicazioni durante il parto oppure dolori durante la minzione o il ciclo mestruale. 

    Inoltre, l’OMS ha stimato che nel mondo vi sono più di 200 milioni di ragazze e donne che hanno subito una qualche forma di mutilazione genitale. Uno studio risalente al 2016 condotto dai Centers for Disease Control and Prevention ha rilevato che circa mezzo milione di donne e bambine sono state vittime nel 2012 di questa pratica o hanno rischiato di essere sottoposte alle incisioni proprio negli Stati Uniti. 

    La mutilazione genitale femminile sui minori di 18 anni è stata resa illegale nel 1996. La legge è stata in seguito modificata nel 2013 adottando misure più aspre anche nei confronti di coloro che con la scusa di una vacanza, portavano le proprie figlie all’estero per sottoporle a questa pratica. 

    Il caso del Michigan è significativo perché può contribuire ad aumentare la consapevolezza su un problema spesso nascosto o di cui si parla ben poco, ha sottolineato Shelby Quast, membro di Equality Now, un organizzazione per la difesa dei diritti delle donne. Inoltre, la vicenda della dottoressa Jumana Nagarwala non ha precedenti, poiché è la prima volta che a essere incriminato con una tale accusa è un medico.

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