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    “Persona non gradita”: quali Paesi hanno espulso i diplomatici russi e quanti sono finora?

    Di Almerico Bartoli
    Pubblicato il 8 Apr. 2022 alle 15:36 Aggiornato il 8 Apr. 2022 alle 15:54

    Mentre continuano a emergere rapporti sempre più numerosi sulle efferatezze commesse dai militari russi, i Paesi occidentali hanno deciso di rispondere con l’espulsione in massa di centinaia di diplomatici russi, molti dei quali lavoravano sotto copertura come spie. Come riporta la rivista di affari internazionali Foreign Policy, che ha incrociato i dati di decine di ministeri degli Esteri in tutta Europa e Nordamerica, sarebbero complessivamente 394 i funzionari russi espulsi dai Paesi dell’Occidente dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.

    La recente ondata di espulsioni ha anche rivelato quanto fosse ampia l’estensione della rete di intelligence russa in Occidente. “È un fatto risaputo che c’è una componente di intelligence nelle missioni diplomatiche russe,” ha dichiarato Mikko Hautala, un ambasciatore finlandese che ha prestato servizio in Russia. Come riporta l’agenzia Reuters, ad oggi la Germania ha espulso 40 diplomatici russi sospettati di spionaggio, su un totale di 104 funzionari russi operativi nel Paese. Un alto funzionario dei servizi segreti svedesi, Daniel Stenling, ha invece riferito in un’intervista che un diplomatico russo su tre in Svezia probabilmente è una spia.

    Almeno 24 dei 30 membri NATO finora si sono uniti alla decisione di espellere i funzionari russi – inclusi alcuni dei suoi alleati più influenti come Francia e Italia, e alcuni dei più piccoli come Lussemburgo, Montenegro e Macedonia del Nord. Anche alcuni Paesi europei che non sono parte della NATO, come Irlanda, Austria e Svezia, hanno seguito la decisione di rimandare in Russia alcuni diplomatici, così come l’Unione europea, che ha annunciato l’espulsione di 19 membri della missione diplomatica russa a Bruxelles.

    Stando a quanto riferiscono diversi diplomatici veterani, il gelo diplomatico di Washington e i suoi alleati europei rappresenta una delle più grandi espulsioni collettive di funzionari stranieri da un singolo Paese nella storia moderna, a cui è possibile comparare solo l’ondata di espulsioni di diplomatici russi dall’Occidente avvenuta nel 2018, dopo che la Russia avvelenò un ex agente dei servizi su suolo britannico utilizzando un’arma chimica. Secondo Foreign Policy, l’espulsione in massa fa parte di una strategia più ampia degli Stati Uniti e dei Paesi europei allo scopo di aumentare le pressioni su Mosca sia a livello diplomatico che economico a seguito dell’invasione non provocata dell’Ucraina e delle raccapriccianti testimonianze dei crimini di guerra commessi dai militari russi contro i civili a Bucha e in altre cittadine ucraine occupate.

    La Russia ha condannato la decisione di espellere i suoi diplomatici da parte dei Paesi occidentali, e ha ricambiato spedendone a casa altri a sua volta. Alcuni politici occidentali hanno chiesto ai loro governi di espellere anche gli ambasciatori russi – come ha fatto lunedì 4 aprile la Lituania – e non solo i funzionari di secondo livello e le sospette spie. Tuttavia, i Paesi occidentali si guardano ancora bene dall’espellere i propri ambasciatori russi. Secondo quanto riferito da un portavoce del Dipartimento di stato USA, al momento “Washington non ha alcuna intenzione di espellere l’ambasciatore russo Anatoly Antonov dal proprio territorio”, sottolineando che “gli Stati Uniti si impegnano a mantenere aperto un canale di comunicazione con il governo russo, sia per sostenere gli interessi statunitensi che per ridurre il rischio di errori di calcolo tra i due Paesi”.

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