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    Dare uno smartphone a un bambino è come offrigli un grammo di cocaina

    Mandy Saligari, una psicoterapeuta del Regno Unito, spiega che la dipendenza dalle tecnologie digitali nelle nuove generazioni è in forte crescita

    Di TPI
    Pubblicato il 8 Giu. 2017 alle 16:46 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:02

    L’utilizzo che fanno gli adolescenti di applicazioni come Snapchat e Instagram può essere pericoloso come l’uso di alcol e droghe. È per questo che dovrebbe essere trattato con la stessa cautela e attenzione da parte dei dirigenti scolastici e degli insegnanti all’interno delle strutture scolastiche.

    A lanciare l’allarme in un’intervista all’Indipendent è Mandy Saligari, psicoterapeuta del Regno Unito e fondatrice della clinica privata Harley Street di Londra, che si occupa di riabilitazione dalla dipendenze.

    La quantità di tempo trascorso dagli adolescenti con tablet e smartphone è troppo spesso sottovalutata, e non viene considerata al pari di altre dipendenze.

    “Ribadisco sempre alle persone che quando stanno dando ai loro figli un tablet o un telefono, è come se gli stessero somministrando un grammo di cocaina o offrendo loro una bottiglia di vino”, ha spiegato Saligari. “Perché dobbiamo prestare meno attenzione a questo tipo di comportamenti di quanto non facciamo per l’abuso di droghe e alcol, quando gli effetti sugli impulsi cerebrali sono i medesimi?”.

    A preoccupare la dottoressa sono i numerosi casi di adolescenti del Regno Unito di età compresa tra i 13 e 15 anni che vengono assistiti per curare la dipendenza tecnologica.

    “Quando le persone discutono delle dipendenze, tendono a porre l’attenzione sulla sostanza o sull’oggetto, dimenticando che il modello di comportamento può essere diverso da caso a caso”, spiega la psicoterapeuta. “Basti pensare alle ossessioni alimentari, all’autolesionismo e al sexting”.

    La preoccupazione è cresciuta di recente rispetto al numero di giovani che inviano e ricevono immagini pornografiche, accedendo online a contenuti inadeguati con i loro dispositivi. Saligari ha dichiarato che circa due terzi dei suoi pazienti che appartengono alla fascia di età compresa tra i 16 e i 20 anni sono seguiti per trattamenti per la dipendenza digitale.

    Come riporta l’Indipendent, più di 2mila bambini sono coinvolti in reati legati alla diffusione di immagini pedopornografiche negli ultimi tre anni.

    “Molte delle persone che seguo sono ragazze di 13 e 14 anni che descrivono il sexting come una pratica ‘completamente normale’”, ha aggiunto la dottoressa. “Molte ragazze credono che inviare le proprie foto nude a qualcuno sia ‘normale’ e che diventi ‘sbagliato’ solo quando un genitore o un adulto lo scopre”.

    Ed è per questo che Saligari fa appello al corpo docenti e a coloro che hanno la responsabilità dell’educazione dei ragazzi per sollecitare l’attenzione su questi atteggiamenti.

    “Se le dipendenze vengono intercettate in tempo si può insegnare ai bambini come autoregolarsi e come utilizzare il proprio tempo libero”, ha concluso la psicoterapeuta.

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