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    Digiuno vietato ai musulmani cinesi

    Il Ramadan a stomaco pieno degli uiguri cinesi

    Di Dario Sabaghi
    Pubblicato il 4 Lug. 2014 alle 06:16 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:34

    Il 28 giugno è cominciato il Ramadan per 1,7 miliardi di musulmani nel mondo. Coincide con il nono mese del calendario musulmano e ha una durata di 29-30 giorni. Durante questo mese gli osservanti devono digiunare, astenersi dal bere, dal sesso e dal fumo.

    Sono esonerati dall’osservanza del digiuno i bambini, le donne incinte, i malati e chi sta viaggiando. Ma, in Cina, anche gli uiguri.

    Da quando è iniziato il Ramadan, il governo cinese ha inasprito le azioni contro gli uiguri nella regione del Xinjiang, nel nodr-ovest della Cina. A domestici, camerieri, insegnanti, studenti e dipendenti del settore pubblico, il governo cinese ha proibito di osservare il digiuno.

    Nelle scuole sono passate circolari che ne proibiscono l’osservanza. Nei siti online di scuole, agenzie governative e nei circoli del partito dello Xinjiang, sono passati messaggi che proibiscono di digiunare per il “benessere” degli studenti e per non promuovere la religione musulmana nei luoghi pubblici. Digiunare e recitare versi del Corano in pubblico è visto dal governo come propaganda islamica.

    Una scuola della contea di Ruoqiang, sempre nella regione autonoma dello Xinjiang, ha pubblicato questo messaggio nel suo sito web: “Gli studenti non dovrebbero partecipare alle attività religiose, non dovrebbero leggere i versetti del Corano nelle loro classi, non dovrebbero indossare segni di riconoscimento della propria religione e i genitori non dovrebbero costringere i propri figli a osservare le pratiche religiose del Ramadan”.

    “Una repressione dell’espressione della propria fede che c’è sempre stata da parte del governo di Pechino, ma si inasprisce sistematicamente durante il Ramadan”, ha commentato Alim Seytoff, portavoce del World Uyghur Congress (WUC), un’organizzazione che promuove la democrazia e il rispetto dei diritti degli uiguri.

    Seytoff ha aggiunto che molti uiguri sono stati fermati: continuano gli arresti e le detenzioni in carcere. Inoltre, le donne che indossano l’hijab, il velo tradizionale islamico, vengono detenute e multate per una somma che si aggira sui 600 euro.

    Dilxadi Rexiti, altro portavoce del WUC, ha dichiarato che il governo cinese sta incoraggiando i musulmani cinesi della regione a consumare i pasti, eseguendo controlli a sorpresa nelle case delle famiglie. Lo stesso portavoce ha dichiarato che i ristoratori uiguri sono stati costretti a tenere aperti i loro ristoranti.

    Questo tipo di repressione da parte del governo cinese contro l’osservanza del digiuno del Ramadan è stato integrato con l’obbligatorietà della frequenza di studi “patriottici” da parte degli studenti delle scuole dello Xinjiang.

    In Cina, l’1,8 per cento della popolazione (circa 22 milioni) è di religione musulmana, contro il 52,2 per cento che segue il trend ufficiale del Partito comunista cinese, dichiarandosi ateo.

    Nella regione autonoma dello Xinjiang c’è la più alta concentrazione di musulmani uiguri (8,7 milioni circa), che rappresentano il 46 per cento della popolazione nella regione. Gli uiguri iniziarono a convertirsi all’Islam agli inizi del Novecento e oggi convivono con gli han, il gruppo etnico maggioritario della Cina.

    La tensione tra il governo cinese e gli uiguri ha radici molto antiche. Dopo la rivoluzione cinese del 1911, gli uiguri si formarono in una resistenza e costituirono una repubblica autonoma. La vera e propria repressione iniziò quando gli uiguri minacciarono il governo centrale di Pechino di separatismo. Il governo cinese accusa gli uiguri di essere terroristi e controrivoluzionari: un esempio è l’ETIM, l’East Turkestan Islamic Movement, responsabile, secondo Pechino, degli attentati terroristici che hanno insanguinato il Paese.

    Tra i metodi di repressione più diffusi: abusi sistematici, detenzione di prigionieri politici, torture e scomparse. Gli uiguri continuano a essere la sola etnia in Cina soggetta a esecuzioni per crimini politici. Tali esecuzioni sono spesso pubbliche e sommarie.

    Il suolo dello Xinjiang è ricco di petrolio (si stimano riserve per 20 miliardi di barili) e di uranio. Il governo di Pechino sta cercando di incrementare l’agricoltura per creare posti di lavoro per gli uiguri, mentre l’industria rimane saldamente nelle mani degli han. Gli uiguri si presentano dunque come il ceto sociale più povero della regione.

    La repressione contro gli uiguri da parte del governo cinese fece conoscere il problema a tutto il mondo il 5 luglio 2009 quando, nella città di Ürümqi, capitale dello Xinjiang, una protesta degli uiguri degenerò nella violenza più estrema. I dati delle fonti cinesi parlarono di 197 morti e 1.721 feriti.

    Il 5 luglio è l’anniversario della sommossa popolare del 2009: le autorità cinesi hanno arrestato circa 380 uiguri al fine di prevenire possibili scontri.

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