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    Condannati gli attentatori di Malala Yousafzai

    Un tribunale pachistano ha condannato i talebani a 25 anni di reclusione ciascuno per il tentato omicidio all'attivista premio Nobel per la pace

    Di Giulio Gambino
    Pubblicato il 30 Apr. 2015 alle 19:29 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:54

    Un tribunale pachistano per l’antiterrorismo ha condannato dieci uomini a 25 anni di reclusione ciascuno per il loro coinvolgimento nel tentato omicidio dell’attivista e premio Nobel per la pace Malala Yousafzai, avvenuto nel 2012.

    Malala era stata presa di mira per le sue campagne contro l’opposizione dei talebani all’istruzione femminile e aveva 15 anni quando le hanno sparato. Si trovava su uno scuola-bus che la stava riportando a casa sua, a Mingora, nella valle pachistana dello Swat, a nordovest della capitale Islamabad.

    Malala Yousafzai è stata gravemente ferita alla testa e poi trasportata nel Regno Unito, dove è stata sottoposta a diversi interventi chirurgici. Anche altre due studentesse sono state ferite nell’attacco, rivendicato dai talebani.

    Nel 2009 Malala Yousafzai cominciò a scrivere un blog sotto lo pseudonimo di Gul Makai sul sito della Bbc, raccontando la sua vita sotto il dominio dei talebani. 

    Tuttavia, un funzionario di sicurezza ha affermato che nessuno dei quattro o cinque uomini responsabili dell’attacco era tra coloro che sono stati condannati oggi, anche se certamente hanno avuto un ruolo importante nella pianificazione della vicenda.

    Quelle di oggi sono state le prime condanne a essere state pronunciate dal 2012.

    Le autorità ritengono che l’uomo che ha effettivamente sparato a Malala Yousafzai sia scappato attraverso il confine con l’Afghanistan. Molte persone, compreso il leader dei talebani pachistani Maulana Fazlullah, sono ricercate, e si ritiene siano fuggite oltre la frontiera.

    Da allora Malala è diventata il simbolo della ribellione nella lotta contro i militanti dell’etnia Pashtun, che operano nel nordvest del Pakistan.

    Nel 2014, la donna ha vinto il premio Nobel per la pace, ma non può tornare nel suo Paese, dal momento che i talebani minacciano di uccidere lei e i suoi familiari.

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