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    Centinaia di detenuti palestinesi hanno cominciato lo sciopero della fame

    La protesta denuncia le condizioni nelle carceri israeliane soprattutto per quanto riguarda le visite dei familiari

    Di TPI
    Pubblicato il 18 Apr. 2017 alle 10:46 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:14

    Centinaia di detenuti palestinesi hanno deciso di iniziare uno sciopero della fame per denunciare le condizioni delle carceri israeliane. Si tratta di una delle più grosse proteste degli ultimi anni nel paese.

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    Lo sciopero è stato annunciato domenica 16 aprile ed è stato proposto dal leader di Fatah Marwan Barghouti che viene considerato come possibile successore di Mahmoud Abbas. Lo sciopero è partito dal carcere Hadarim in cui Barghouti è costretto per cinque condanne all’ergastolo.

    Sono 700 i detenuti che hanno già manifestato la loro adesione alla protesta. Tra questi ci sono membri di Fatah, Hamas e il movimento per il jihad islamico.

    Alcuni leader politici palestinesi, tra i quali il primo ministro palestinese Rami Hamdallah e i leader di Hamas a Gaza, hanno espresso il loro sostegno allo sciopero delle carceri. Anche l’organo legislativo della Palestina si è detto a favore della protesta. 

    In un comunicato di Hamas si legge: “Chiediamo al servizio penitenziario israeliano di non danneggiare gli scioperanti. Ogni ritardo nell’accoglimento delle loro rivendicazioni farà esplodere la situazione nelle carceri”. Si prevede che il numero di detenuti che si asterrà dal cibo potrebbe salire a duemila. 

    Tra le richieste dei carcerati ci sono maggiori diritti per quanto riguarda le visite dei familiari. Anche se in teoria viene garantita questa possibilità, nella pratica l’accesso dei parenti che arrivano dai territori occupati viene ostacolato dalla richiesta dei permessi. 

    Lo sciopero arriva nel cinquantesimo anniversario della guerra dei Sei giorni, combattuta nel 1967. Il ministro alla Pubblica sicurezza Gilad Erdan ha definito irragionevoli le denunce dei detenuti palestinesi e ha affermato che ci sarebbero motivazioni politiche dietro alla protesta.

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