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    Francia, minacce e insulti contro Decathlon per hijab da corsa: “Sospendiamo le vendite”

    Una donna che indossa un hijab sportivo
    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 27 Feb. 2019 alle 09:05 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:34

    In Francia Decathlon fa un passo indietro e ritira dal mercato l’hijab per le runner. La popolare catena di articoli sportivi aveva deciso di mettere in commercio il velo speciale per le donne musulmane che praticano jogging, già disponibile in Marocco, ma la vendita online dell’indumento è durata solo poche ore.

    Il gruppo è stato travolto da più di cinquecento messaggi di critiche e minacce, rivolte ai collaboratori e ai dipendenti dell’azienda, che hanno spinto la società a sospendere la distribuzione del prodotto nel paese.

    “Rendere lo sport accessibile a tutte le donne nel mondo è quasi un impegno sociale”, aveva spiegato il responsabile per la comunicazione esterna del gruppo, Xavier Rivoire, precisando che l’hijab da corsa sarebbe stato disponibile da metà marzo sul mercato francese, dopo il successo di vendite riscontrato su quello marocchino. L’indumento, aveva aggiunto, lascia il “volto libero e visibile”.

    Un parere simile era stato espresso da Angelique Thibault, responsabile jogging della gamma run del marchio Kalenji, che ha progettato il “Hijab Kalenji”: la dirigente si era detta “spinta dal desiderio che ogni donna possa correre in ogni quartiere, in ogni città, in ogni paese, indipendentemente dal suo livello sportivo, dal suo stato di forma, dal suo fisico, dal suo budget e indipendentemente dalla sua cultura”.

    Aspre parole di critica sono venute anche dalla politica, sia dalla maggioranza sia dal partito di Marine Le Pen. Aurore Bergé, deputata di La République en Marche, il partito politico fondato nel 2016 dal presidente Emmanuel Macron, ha dichiarato che lo sport “emancipa, non sottomette: la mia scelta di donna e di cittadina sarà di non fare più affidamento su un marchio che spezza i nostri valori”. Per la ministra della Salute, Agnès Buzyn, il copricapo da corsa non viola la legge ma rappresenta “una visione della donna non condivisibile”.

    Diverso il parere espresso da Roxana Maracineanu, la ministra responsabile per lo Sport ed ex campionessa di nuoto di origini rumene, secondo la quale l’hijab da jogging è un “indumento accettabile” considerato anche che “la pratica sportiva può favorire l’integrazione sociale”.

    Lydia Guirous, portavoce dei Républicains, ha sottolineato che ritirare il prodotto significa rinnegare “i valori della nostra civiltà sull’altare del mercato e del marketing”. Il sovranista presidente di Debout la France, Nicolas Dupont-Aignan ha aggiunto: “Ho due figlie non voglio che vivano in un Paese dove il posto delle donne in società regredisce come in Arabia Saudita”, mentre il Rassemblement National ha puntato il dito contro “una nuova intrusione del comunitarismo islamico nello spazio pubblico”. La deputata socialista Valérie Rabaud ha proposto di “boicottare Decathlon in Francia”.

    In Francia il velo integrale negli spazi pubblici è vietato da una legge promulgata nel 2010, approvata ad aprile 2011 e convalidata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2014. Prevede multe fino a 150 euro per chi si sottrae al divieto.

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