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    Trump ha firmato la legge per introdurre dazi doganali su acciaio e alluminio

    La firma del decreto sui dazi per acciaio e alluminio alla Casa Bianca. Credit: Mandel Ngan

    I nuovi dazi che entreranno in vigore il prossimo 23 marzo prevedono tassazioni sulle importazioni di acciaio e alluminio rispettivamente del 25 e del 10 per cento. Forti le critiche dall'Ue

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 9 Mar. 2018 alle 13:09 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:20

    Donald Trump ha approvato un decreto che impone nuovi dazi doganali alle importazioni di acciaio e alluminio, rispettivamente del 25 e del 10 per cento. Si tratta di materie prime impiegate nella fabbricazione aerei e navi militari, carri armati, missili e altri armamenti.

    La decisione, che non si applica a Canada e Messico, è stata presa dal presidente Trump per “proteggere i lavoratori americani e proteggere la sicurezza nazionale” e arriva dalla valutazione del fatto che al momento gli Usa importano più di quanto esportano.

    La misura andrebbe a colpire alcuni settori chiave dell’economia europea, come quello automobilistico.

    Tante le critiche interne al suo stesso partito, come ad esempio lo speaker della Camera, Paul Ryan e Gary D. Cohn, il principale consigliere economico di Trump che si è dimesso proprio a causa del disaccordo con Trump.

    Le accese critiche dei repubblicani, che da sempre sostiene gli accordi di libero scambio hanno ridimensionato le posizioni di Trump che prima di essere eletto aveva promesso dazi su molti prodotti.

    Trump aveva detto che “le guerre commerciali sono una cosa buona” quando un paese sta perdendo molti miliardi di dollari negli scambi commerciali.

    Canada e Messico sono stati esentati, almeno per il momento, a causa delle trattative in corso sulla modifica del NAFTA, il trattato commerciale che regola il mercato unico nordamericano.

    I decreti entreranno in vigore dal 23 marzo.

    Le reazioni

    I paesi alleati Usa, come ad esempio gli altri membri della Nato, sono stati invitati a proporre opzioni alternative ai dazi. Molti temono che la decisione degli Usa possa scatenare decisioni simili anche in altri paesi, come ad esempio l’Unione europea, che si è detta pronta a rispondere con delle contromisure.

    Alcuni giorni fa l’Unione europea aveva annunciato che avrebbe risposto con una tassa del 25 per cento sui jeans Levis e altri beni provenienti dall’altra parte dell’Oceano atlantico.

    Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker ha fatto sapere che l’Europa reagirà “in modo fermo e proporzionato per difendere i suoi interessi”.

    Il potavoce della Commissione Schinas ha risposto che “l’Europa è un progetto di pace” a chi gli chiedeva della possibile guerra commerciale con gli Stati Uniti.

    Ma le mosse protezionistiche di Trump stanno mettendo in allarme anche gli altri partner commerciali di Washington.

    Il Primo ministro britannico, Theresa May, ha espresso “profonda preoccupazione” per l’ipotesi di dazi  su acciaio e alluminio, osservando che un’azione multilaterale sarebbe l’unico modo per risolvere il problema della sovraccapacità globale in tutti gli interessi delle parti.

    Da parte sua, la Cina ha avvertito che non vuole una guerra commerciale con gli Stati Uniti, ma anche che non starà a guardare se la sua economia sarà danneggiata.

    Zhang Yesui, portavoce dell’Assemblea nazionale del popolo cinese, ha detto che “alcuni attriti” tra gli Stati Uniti e la Cina sono naturali, dato che il volume degli scambi tra loro ha superato lo scorso anno 580 miliardi di dollari (420 miliardi di sterline).

    Ma ha anche aggiunto che Pechino prenderebbe le “misure necessarie”, se i suoi interessi fossero danneggiati.

    Dal Canada Francois-Philippe Champagne, ministro canadese del commercio, ha sottolineato che i dazi “sarebbero inaccettabili”, ricordando che Stati Uniti e Canada sono legati non solo da una partnership commerciale (Nafta) ma anche da un’alleanza difensiva.

    Anche il Fondo monetario internazionale, infine, ha criticato il piano di Trump, ammonendo che i dazi danneggerebbero sia l’economia degli Stati Uniti che quella di altri Stati.

    Inoltre, secondo l’Fmi, altri paesi potrebbero essere tentati di seguire il modello del presidente americano.

    Cosa sono i dazi?

    Il dazio è una barriera artificiale nelle relazioni commerciali tra due o più paesi. Nella maggior parte dei casi il dazio viene riscosso attraverso una dichiarazione doganale, pagata dal paese importatore. Le entrate monetarie date dai dazi costituiscono per lo Stato un introito fiscale. I dazi sono uno strumento utilizzato fin dall’antichità.

    Per eliminare i dazi molti paesi stipulano accordi commerciali di libero scambio, sia bilaterali che multilaterali.

    Tra gli ultimi accordi firmati vi è quello tra Unione europea (e non ancora ratificato da tutti gli Stati membri) e Canada, denominato Ceta.

    Il Ceta comporta l’eliminazione di una serie di barriere economiche tra le due parti. 

    In sostanza, consiste nell’eliminazione del 98 per cento delle barriere e dei dazi doganali esistenti negli scambi commerciali tra Unione europea e Canada, la liberalizzazione del mercato dei servizi tra le due sponde dell’Atlantico, e la concessione dell’accesso agli appalti pubblici canadesi alle imprese europee, sia a livello federale che delle amministrazioni locali.

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