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    Chi è il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Israele

    David Friedman, avvocato fallimentare ebreo ortodosso, vuole spostare l'ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme e appoggia gli insediamenti israeliani nei territori occupati

    Di TPI
    Pubblicato il 16 Dic. 2016 alle 12:30 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:17

    Il presidente eletto Donald Trump ha reso noto giovedì 15 dicembre 2016 che nominerà David Friedman, avvocato fallimentare ebreo ortodosso, ambasciatore degli Stati Uniti in Israele.

    “Friedman è da tempo mio amico e fido consigliere”, ha dichiarato Trump giovedì. “I suoi forti legami con Israele saranno la base della sua missione diplomatica e una risorsa importantissima per il nostro paese nel rafforzare i rapporti con i nostri alleati e nello sforzo per raggiungere la pace in Medio Oriente”.

    L’avvocato si è detto soddisfatto e onorato per la scelta e ha dichiarato che non vede l’ora di cominciare l’incarico a Gerusalemme, suggerendo che la rappresentanza diplomatica statunitense sarà spostata da Tel Aviv alla capitale contesa, una mossa che potrebbe creare tensioni con il mondo musulmano.

    In effetti, durante la campagna elettorale, Trump aveva già promesso il trasferimento dell’ambasciata da Tel Aviv, dove è stata per quasi 70 anni, a Gerusalemme, di fatto riconoscendola come capitale indivisibile dello stato di Israele, a dispetto delle obiezioni della comunità internazionale che riconosce anche i diritti dei palestinesi sulla città santa.

    Fino a questo momento, gli Stati Uniti, così come gli altri paesi, non consideravano Gerusalemme la capitale di Israele e le rappresentanze diplomatiche si trovano a Tel Aviv. Inoltre, la comunità internazionale non riconosce l’annessione da parte di Israele di Gerusalemme est, la parte araba della città, avvenuta durante la guerra del 1967.

    La questione della città santa delle tre religioni monoteistiche – ebraismo, islam e cristianesimo – è uno dei punti più spinosi dell’annosa questione israelo-palestinese. I palestinesi ritengono Gerusalemme la capitale di un futuro stato della Palestina.

    “Lavorerò instancabilmente per rafforzare il legame tra i nostri due paesi e far progredire la causa della pace nella regione“, ha detto Friedman. “Aspetto con impazienza di cominciare a fare tutto questo nell’ambasciata degli Stati Uniti nella capitale eterna di Israele, Gerusalemme”.

    L’elezione di Trump è stata accolta favorevolmente dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il cui rapporto con Barack Obama non è mai stato idilliaco, e la nomina di Friedman certamente non può che soddisfarlo.

    In un’intervista al quotidiano israeliano Haaretz, al neo ambasciatore era stato domandato se Trump avesse intenzione di sostenere la creazione di uno stato palestinese indipendente nel quadro della soluzione dei due stati, sposata da Washington.

    “Non senza il benestare degli israeliani: se gli israeliani non vogliono, Trump non ritiene che debbano conformarsi”, ha risposto Friedman. “Non considera un imperativo della politica americana la creazione di uno stato della Palestina indipendente”.

    Ma Friedman non è solo un revisionista della soluzione dei due stati, è anche un sostenitore della colonizzazione israeliana dei territori palestinesi. L’avvocato sposa posizioni controverse, come l’annessione della Cisgiordania, sottratta al regno di Giordania nello stesso 1967.

    L’amministrazione Obama è stata fortemente critica nei confronti degli insediamenti israeliani nei territori occupati e a Gerusalemme est, e la maggior parte della comunità internazionale ritiene che tali insediamenti siano illegali.

    I palestinesi, che desiderano creare uno stato della Palestina in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza con capitale Gerusalemme est, sostengono che gli insediamenti israeliani siano un ostacolo fondamentale alla pace.

    La nomina di Friedman ha quindi causato controversie non trascurabili, persino in seno alla comunità filoisraeliana americana. “Questa nomina è incosciente e mette a rischio la reputazione dell’America nella regione e la sua credibilità nel mondo”,  ha detto J Street, un’associazione liberale di Washington fortemente contraria alla scelta di Trump.

    “Friedman ha il potenziale per diventare il miglior ambasciatore degli Stati Uniti in Israele di sempre”, ha entusiasticamente dichiarato l’Organizzazione sionista per l’America, un gruppo conservatore.

    Malgrado i segnali non siano incoraggianti, è ancora presto per stabilire se l’amministrazione Trump, che sarà inaugurata il 20 gennaio 2017, cambierà davvero il corso della posizione americana in merito alla questione palestinese, ritirando il proprio sostegno alla soluzione dei due stati.

    Vale inoltre la pena notare che a dicembre 2016 il presidente Obama ha rinnovato l’atto di rinuncia che impedisce lo spostamento della rappresentanza diplomatica statunitense: il paventato trasferimento dell’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme sarà impossibile almeno fino al giugno 2017.

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