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    I curdi del Rojava a TPI: “Trump abbandona i curdi e la Turchia invade il nord della Siria. Ma così l’Isis risorgerà”

    Combattenti curdi siriani Credit: BULENT KILIC / AFP
    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 7 Ott. 2019 alle 20:46 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:16

    I curdi del Rojava a TPI: “Con il ritiro Usa e l’invasione turca in Siria l’Isis risorgerà”

    “La Turchia lancerà a breve un’operazione pianificata da lungo tempo nel nord della Siria. Le forze armate degli Usa non saranno coinvolte nelle operazioni e, avendo sconfitto l’Isis, non saranno più in quell’area”. Con queste semplici parole scritte all’inizio di un più lungo comunicato, il 7 ottobre 2019 il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dato luce verde all’invasione della Siria del Nord-est da parte dell’esercito turco.

    Per capire qual è stata la reazione dell’Amministrazione autonoma del Rojava e qual è la situazione attuale sul campo, TPI ha parlato con Robin Fleming del Rojava Information Center che si trova attualmente nella Siria del Nord est.

    Gli Stati Uniti abbandonano i curdi e la Turchia attacca il nord della Siria

    Qual è la posizione dell’Amministrazione autonoma in relazione alla decisione degli Stati Uniti di ritirare le truppe del Nord est della Siria?

    La dichiarazione degli Usa indica che hanno deciso di non continuare a sostenere l’Amministrazione autonoma nella ricerca di una soluzione pacifica con la Turchia e di dare via libera all’invasione da tempo minacciata da Ankara.

    Questa operazione mina tutti gli sforzi fatti fino ad ora dall’Amministrazione del Rojava per cercare una soluzione democratica alla crisi siriana. La sicurezza dei miliziani dell’Isis e dei loro sostenitori attualmente detenuti nel Nord-est sarà compromessa dall’invasione turca e potenzialmente comporterà una nuova rinascita dallo Stato islamico.

    L’Amministrazione autonoma considera il comportamento degli Usa un tradimento?

    Mustafa Bali, a capo dell’Ufficio informazioni delle Sdf (Syrian democratic forces, ndr), ha scritto su Twitter che “non ci aspettiamo che gli Usa proteggano il Nord est della Siria, ma devono dare una spiegazione alle persone per quanto riguarda i meccanismi di sicurezza concordati (in precedenza, ndr), la distruzione delle fortificazioni e il fallimento americano nel portare a termine gli impegni presi”. Le Sdf sono sempre state consapevoli che gli Usa erano nel loro territorio per meri interessi geopolitici.

    Nonostante ciò, l’Amministrazione autonoma ha rispettato tutte le richieste avanzate nell’ambito dell’accordo raggiunto tra Stati Uniti e Turchia per la creazione di una safe zone distruggendo le fortificazioni, accettando il pattugliamento congiunto americano e turco, allontanando le proprie truppe dal confine. Adesso però Washington ha deciso di non rispettare la sua parte di accordo.

    Cosa succederà adesso?

    Le Sdf hanno dichiarato diverse volte che, se la Turchia avesse attaccato, il confine sarebbe diventato la prima linea (di combattimento, ndr). Se Ankara prova ad occupare il Nord est della Siria ci sarà una risposta. Le minacce della Turchia non sono nuove per la popolazione locale, che è stata debitamente preparata per un simile scenario così da potersi difendere da sola.

    Qual è il vero obiettivo del presidente turco Erdogan?

    Il fine ultimo di Erdogan è distruggere il processo democratico della Siria del nord est e quindi ampliare la sua influenza in tutto il Medio Oriente così da far crescere la propria legittimità in un contesto politico ed economico interno in forte crisi. L’occupazione di Afrin, dove abbiamo assistito a un cambiamento della popolazione in favore della componente araba e a discapito di quella curda, è un esempio di ciò che potrebbe accadere nel Nord est della Siria.

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