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    La crisi politica in Sri Lanka: due premier e nessun governo

    Il presidente Maithripala Sirisena (centro) il primo ministro rimosso Ranil Wickremesinghe (destra) e il nuovo premier Mahinda Rajapaksa (sinistra)
    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 22 Nov. 2018 alle 16:11 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:13

    Da fine ottobre lo Sri Lanka è attraversato da una grave crisi politica, da quando cioè il presidente Maithripala Sirisena ha nominato primo ministro Mahinda Rajapaksa, destituendo Wickremesinghe.

    La decisione del presidente, però, non è stata accettata da Ranil Wickremesinghe, che ha rifiutato di lasciare il suo incarico. Sia Wickremesinghe che Rajapaksa quindi rivendicano la carica di primo ministro, bloccando i lavori del Parlamento.

    La situazione politica – Il 27 ottobre 2018 il presidente Maithripala Sirisena ha rimosso dalla carica di primo ministro Ranil Wickremesinghe e ha nominato al suo posto Mahinda Rajapaksa, già premier dal 2004 al 2005 e presidente dal 2005 al 2015.

    In realtà il presidente, a seguito della riforma della Costituzione, deve avere il consenso del Parlamento per rimuovere il premier e nominarne uno nuovo, motivo per cui Wickremesinghe si è opposto alla decisione di Sirisena, mantenendo la sua carica.

    Il premier “uscente” inoltre può contare sulla maggioranza in Parlamento, che infatti ha per due volte rifiutato di sostenere la decisione del presidente.

    Come affermato anche da Jehan Perera, capo del gruppo di analisti del National Peace Council, il governo nominato dal presidente non può essere considerato legale proprio perché Sirisena non ha avuto l’appoggio del Parlamento.

    Nonostante la crisi politica, la vita dei cittadini prosegue normalmente grazie all’efficenza della burocrazia.

    Gli uffici infatti continua a svolgere il proprio lavoro nonostante le minacce di Wickremesinghe, che ha chiesto ai funzionari a lui vicini di disobbedire agli ordini del governo.

    Lo scenario economico – All’instabilità politica si aggiunge anche la crisi economica: un ex ministro delle Finanze infatti ha avvertito che il paese è sull’orlo “dell’anarchia economica”.

    L’assenza di un governo riconosciuto ha anche ritardato la stesura del Bilancio per il 2019: il controllo delle finanze pubbliche secondo la Costituzione è nelle mani del Parlamento e i fondi possono essere usati dal governo solo dopo aver ricevuto il via libera dall’organo legislativo.

    “Le azioni sprezzanti e irresponsabili del presidente, dettate da problemi personali, mettono a repentaglio la capacità dello Sri Lanka di soddisfare i suoi obblighi in fatto di debito”, ha affermato l’ex ministro delle Finanze.

    Lo Sri Lanka ha accumulato un debito di 1 miliardo di dollari con gli investitori esteri, ma senza una legge di Bilancio non sarà in grado di ripagarli.

    I parlamentari vicini al premier rimosso Wickremesinghe hanno presentato una mozione per cercare di bloccare i finanziamenti per l’ufficio del primo ministro con l’obiettivo di limitare i poteri di Rajapaksa.

    Per cercare di risolvere lo stallo politico che si è creato in Sri Lanka, il presidente Sirisena ha indetto elezioni anticipate per il 5 gennaio 2019, ma l’opposizione ha contestato la sua decisione.

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