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    Covid, in India sanità al collasso: a Delhi manca l’ossigeno negli ospedali

    Corpi delle vittime di Covid-19 in attesa di essere cremati a Nuova Delhi, il 20 aprile 2021. Credit: Amarjeet Kumar Singh/SOPA Images via ZUMA Wire
    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 23 Apr. 2021 alle 13:21 Aggiornato il 23 Apr. 2021 alle 14:48

    Covid, in India sanità al collasso: a Delhi manca l’ossigeno negli ospedali

    L’India è diventato il nuovo fronte della lotta mondiale contro la pandemia dopo un aumento verticale dei nuovi casi di Covid-19, che ha portato in pochi giorni il sistema sanitario di molte città al collasso.

    “SOS – Meno di un’ora di forniture di ossigeno” è l’allarme lanciato stamattina su Twitter dal Max Smart Hospital e dal Max Hospital Saket di Delhi, chiedendo l’invio urgente di ossigeno per i pazienti di Covid-19 ricoverati, uno dei diversi appelli lanciati nelle ultime ore da strutture e operatori sanitari sui social, come riportato dal quotidiano britannico The Guardian. Max Healthcare, che opera 12 ospedali e 5 centri sanitari nel paese, ha poi aggiunto che i due ospedali hanno successivamente ricevuto ossigeno, ma solo per altre due ore.

    Già lunedì scorso il capo del governo di Delhi, Arvind Kejriwal, aveva avvisato che la città sta affrontando una grave carenza di ossigeno e quasi tutti i suoi letti di terapia intensiva sono pieni, annunciando un lockdown di una settimana. Ieri il suo vice Manish Sisodia ha scritto al ministro della Salute per riferire che le forniture in sei ospedali sono esaurite, accusando le autorità dell’Uttar Pradesh e dell’Haryana di aver bloccato le forniture di ossigeno verso Delhi.

    Negli scorsi giorni il governo ha deciso di deviare sugli ospedali tutto l’ossigeno destinato all’ uso industriale, mentre le ferrovie nazionali hanno lanciato l'”Oxygen Express”, treni speciali progettati per trasportare ossigeno liquido e bombole di ossigeno, uno dei quali ieri ha fatto il suo primo viaggio.

    Una crescita vertiginosa dei contagi

    La seconda ondata ha colpito duramente l’India, che a inizio anno pensava di essersi lasciata alle spalle il momento peggiore della pandemia con l’avvio della campagna di vaccinazione e il calo costante dei casi, scesi al di sotto della soglia dei 10.000.

    Gli allentamenti degli ultimi mesi e l’emergere di nuove varianti hanno invece portato a una brusca accelerazione dei contagi, che ha rapidamente travolto il sistema sanitario del paese. Ieri l’India ha registrato il record mondiale di nuovi casi di coronavirus per il secondo giorno consecutivo, con 332.730 casi in 24 ore, portando il totale a 16 milioni. Anche il numero di morti giornalieri è arrivato a 2.263, portando il bilancio a 186.920 vittime dall’inizio della pandemia. Nonostante i numeri record, la stampa riporta una forte discrepanza tra i dati ufficiali e il numero effettivo delle vittime in stati come Gujarat e Uttar Pradesh. Mentre i corpi delle vittime del nuovo coronavirus si accumulano rapidamente negli obitori di tutto il paese, per molti malati è impossibile trovare posti letto disponibili negli ospedali, che in alcuni casi non ammettono pazienti positivi senza una lettera di referenza del direttore sanitario. Anche le ferrovie hanno messo a disposizione i vagoni dei treni per sistemare migliaia di posti letto.

    L’accelerazione di questi giorni è stata preceduta da manifestazioni politiche e religiose. Le autorità sanitarie presso le mete del pellegrinaggio della Kumbh Mela, che ogni anno attira milioni di fedeli hindu sulle rive del Gange, hanno dichiarato di aver rilevato migliaia di casi nelle ultime settimane. Ancora lo scorso sabato 17 aprile, il primo ministro indiano Narendra Modi partecipava a una manifestazione elettorale ad Asansol, nel Bengala occidentale senza indossare una maschera, dicendo di non aver “mai visto una folla così grande a una manifestazione”.

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