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    Il punto sulle trattative tra la Grecia e i creditori

    Il 30 giugno la Grecia non ha versato la rata del prestito di 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale, diventando il primo Paese insolvente d'Europa

    Di TPI
    Pubblicato il 2 Lug. 2015 alle 12:00 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:47

    L’ Eurogruppo – il centro di coordinamento europeo che riunisce i ministri dell’Economia e delle Finanze dell’eurozona – ha rifiutato di discutere un nuovo piano di salvataggio per le Grecia prima del referendum del 5 luglio, con cui i cittadini greci potranno accettare o rifiutare le proposte dei creditori internazionali. 

    Secondo i primi sondaggi sul referendum, il 5 luglio potrebbe vincere il sì (ovvero il voto a favore delle proposte dei creditori) con il 47,1 per cento.

    Le banche greche intanto continuano a restare chiuse. Saranno riaperte il 7 luglio, due giorni dopo il referendum, ma 850 filiali sono state riaperte per permettere ai pensionati che non sono in possesso di bancomat di prelevare sino a 120 euro al giorno.

    Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha accettato la maggior parte delle condizioni previste dall’ultimo piano dei creditori internazionali, ma ha richiesto alcuni cambiamenti, tra cui mantenere la riduzione del 30 per cento sull’Iva nelle isole greche e posticipare sino a ottobre l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni. Inoltre Tsipras ha chiesto di ridurre il limite per le spese militari di 200 milioni di euro nel 2016 e di 400 milioni di euro nel 2016.

    Qui sotto la lettera del premier greco Alexis Tsipras ai creditori:

    Nonostante secondo alcune indiscrezioni il referendum del 5 luglio potrebbe essere annullato, il pomeriggio del 1 luglio, in un appello alla nazione, il premier greco Alexis Tsipras ha confermato che il 5 luglio si terrà il referendum sulle proposte dei creditori, sottolineando che il voto non riguarda l’uscita dall’euro. Tsipras ha invitato i cittadini a votare no: rifiutare le proposte non significa uscire dall’euro e dall’Europa, ha detto il primo ministro, piuttosto ritornare ad avvicinarsi ai valori europei. 

    In un’intervista a Bloomberg TV, il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis ha confermato che potrebbe dimettersi in caso vinca il sì al referendum.

    Il 30 giugno la Grecia non ha versato la rata del prestito di 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale, diventando il primo Paese insolvente dell’Unione europea. Tecnicamente il default non è automatico, ma la Grecia si ritrova ora vicinissima al fallimento e – finché il debito non sarà ripagato – non potrà accedere a ulteriori prestiti del Fondo monetario internazionale. 

    Per pagare il debito, Tispras ha chiesto di attivare un nuovo piano di salvataggio e di ricevere 29,1 miliardi di euro nei prossimi due anni. Se non si raggiunge alcun accordo con l’Eurogruppo, la Grecia potrebbe essere costretta a lasciare l’eurozona e tornare alla dracma, oppure adottare una valuta parallela.

    Hollande ha detto che era compito dei Paesi dell’eurozona fare di tutto per far restare la Grecia nell’euro e che bisognava evitare “commenti intransigenti”. La cancelliera tedesca Angela Merkel, tuttavia, ha detto che Berlino non intende rinegoziare ulteriori fondi per la Grecia prima del referendum del 5 luglio.

    Qui sotto alcuni due tweet di Tsipras in seguito al messaggio alla nazione trasmesso dalla tv pubblica greca Ert,:


    Sono arrivate parole dure anche dal ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, che ha detto: “La Grecia si trova in una situazione difficile semplicemente per il comportamento del governo greco. Incolpare qualcuno al di fuori della Grecia può essere utile solo in Grecia, ma non ha nulla a che fare con la realtà. Il governo greco non sta facendo alcun favore alla Grecia se continua a dire falsità. Nessun altro è da incolpare per la situazione in cui sono”.

    Il referendum del 5 luglio inoltre non è stato considerato valido dal Consiglio d’Europa, organizzazione internazionale che monitora il rispetto dei diritti umani nei suoi 47 stati membri e il cui parere non è vincolante. Secondo il Consiglio d’Europa, il referendum non rispetta gli standard internazionali perché è stato convocato in tempi troppo ristretti.

    Inoltre, il testo del referendum è stato criticato perché troppo tecnico e di difficile comprensione. “Deve essere accettato l’accordo proposto dalla Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale – presentato dall’Eurogruppo il 25 giugno 2015 – e composto da due parti che costituiscono una proposta unificata? Il primo documento si intitola ‘Riforme per il completamento dell’attuale programma e oltre’ e il secondo ‘Analisi preliminare per la sostenibilità del debito”. A questa domanda i cittadini possono rispondere con un sì (in greco NAI) o un no (OXI).

    — Leggi anche: La crisi in Grecia, spiegata senza giri di parole

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