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    Cosa prevede l’accordo sul clima ratificato da Cina e Stati Uniti

    L’accordo entrerà in vigore quando sarà ratificato da almeno 55 tra le 171 nazioni che hanno firmato all’Onu il testo

    Di TPI
    Pubblicato il 5 Set. 2016 alle 13:26 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:12

    Cina e Stati Uniti, le due principali economie al mondo, da sole responsabili del 38 per cento dell’inquinamento da carbone fossile del pianeta, hanno annunciato sabato 3 settembre l’intenzione di ratificare l’accordo sul clima Cop21, firmato un anno fa al termine della Conferenza di Parigi.

    Nei prossimi mesi, anche l’India, un’altra delle principali nazioni inquinanti al mondo, dovrebbe ratificare l’accordo Cop21. La Russia ha avviato il processo di ratificazione, mentre non lo hanno ancora ratificato il Brasile e il Canada.

    L’Unione europea ha fatto sapere che avrà bisogno di molto tempo affinché Bruxelles decida di quanto ciascuno dei 28 stati membri debba ridurre le emissioni di carbone fossile.

    Il testo prevede di bloccare a partire dal 2020 la crescita della temperatura “ben al di sotto dei due gradi” e impegna i paesi a sforzarsi a non superare gli 1,5 gradi.

    Inoltre i paesi industrializzati si sono impegnati ad alimentare un fondo annuo da 100 miliardi di dollari per il trasferimento delle tecnologie pulite nei paesi non in grado di fare da soli il salto verso la green economy.

    Perché l’intesa entri in vigore è necessario infatti che almeno 55 paesi che rappresentino almeno il 55 per cento delle emissioni globali ratifichino o si uniscano formalmente all’accordo.

    La Cina rappresenta da sola il 20 per cento delle emissioni di carbone fossile, mentre gli Stati Uniti contano il 17.9 per cento, la Russia il 7.5 per cento e l’India il 4.1 per cento.

    4 BREVI PUNTI: COSA COMPORTEREBBE L’ACCORDO

    1) L’obiettivo principale è quello di contenere gli effetti del surriscaldamento globale e limitare i pericoli derivanti dai cambiamenti climatici indotti dall’uomo.

    2) Le emissioni di gas serra dovranno essere ridotte drasticamente, come già avvenuto a giugno del 2015 al G7 in Germania, al fine di fermare l’innalzamento delle temperature notevolmente al di sotto di 2°C, considerato il punto limite oltre il quale si avranno effetti catastrofici sull’ambiente mondiale. L’obiettivo è di raggiungere 1,5°C. Dal 1880 l’aumento è stato di 0,85°C. Senza interventi la soglia limite potrebbe essere raggiunta già nel 2035.

    3) Le nazioni sviluppate hanno reiterato la loro intenzione di stanziare 100 miliardi all’anno, a partire dal 2020, per aiutare i paesi in via di sviluppo a contenere le emissioni di gas serra. Ci saranno inoltre anche fondi e rimborsi da destinare a chi risente di più del riscaldamento globale o che si trova in una condizione sfavorevole a causa della posizione geografica o delle scarse risorse a disposizione.

    4) Il testo prevede un processo di revisione degli obiettivi che dovrà svolgersi ogni cinque anni. Ma già nel 2018 si chiederà agli stati di aumentare i tagli delle emissioni, così da arrivare pronti al 2020. Il primo controllo quinquennale sarà quindi nel 2023 e poi a seguire.

    — Qui sotto un’infografica di TPI per sintetizzare cosa prevede l’accordo  

     

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