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    Cosa cambia in Turchia se vince il sì al referendum costituzionale

    In caso di approvazione della riforma proposta dal presidente Erdogan l'assetto del paese cambierebbe dal punto di vista legislativo, esecutivo e giudiziario

    Di TPI
    Pubblicato il 16 Apr. 2017 alle 15:42 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:28

    In Turchia 55 milioni di cittadini sono chiamati, domenica 16 aprile, a esprimersi sulla riforma costituzionale voluta dal presidente Recep Tayyip Erdogan. In caso di vittoria del sì, la principale modifica riguarderebbe il sistema del paese, che passerebbe da repubblica parlamentare a repubblica presidenziale.

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    Ma cosa cambierebbe sostanzialmente in caso di approvazione del referendum da parte dei cittadini? Ecco quali sarebbero le differenze principali per punti:

    Potere esecutivo: Ora appartiene al presidente e al governo e il parlamento ha il ruolo di controllare l’operato dei ministri. In caso di vittoria del sì il presidente si sostituirebbe al primo ministro, figura che verrebbe eliminata.

    Neutralità del presidente: Con la riforma non esisterebbe più questo principio.

    Nomine: Il presidente nomina attualmente il primo ministro e i ministri su sua proposta. Con l’approvazione della riforma il presidente può nominare e rimuovere il vicepresidente, i ministri e gli ufficiali di alto livello.

    Stato di emergenza: Può essere dichiarato dal governo e il parlamento ha il potere di allentarlo o cancellarlo. Con la riforma gli stessi poteri passano in capo al presidente.

    Corte costituzionale: Attualmente è composta da 17 giudici, nel caso in cui dovesse essere approvata la riforma diventerebbero 15.

    Parlamento: L’assemblea è attualmente composta da 550 membri dell’età minima di 25 anni. In caso di cambiamento, con la nuova costituzione sarebbe composta da 600 membri e l’età minima per essere eletti verrebbe abbassata a 18 anni.

    Elezioni: Quelle parlamentari si tengono ogni quattro anni e il presidente viene eletto direttamente dal popolo ogni cinque anni, per un massimo di due mandati. Con la riforma le due elezioni si terrebbero contemporaneamente, ogni cinque anni, e il presidente potrebbe ricoprire due volte la carica.

    Elezioni anticipate: Se non si riesce a formare un governo in 45 giorni o in caso di voto di sfiducia, il presidente può attualmente decidere di indire nuove elezioni. Se dovesse passare la riforma costituzionale a indire le elezioni potranno essere il presidente o tre quinti del parlamento. Inoltre, con il benestare del parlamento, sarà possibile per un presidente al secondo mandato, se interrotto in anticipo, ricandidarsi.

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