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    “Molti vogliono lasciare Londra”, “prime misure anche in Russia”. Gli italiani all’estero raccontano il Coronavirus

    Credit: Ansa

    Un gruppo di venticinque corrispondenti dell'associazione "Insieme in rete" racconta con dei brevi video la lotta al Coronavirus nel resto del mondo

    Di Fabio Salamida
    Pubblicato il 19 Mar. 2020 alle 12:35 Aggiornato il 19 Mar. 2020 alle 13:17

    “Oggi prima giornata di misure drastiche, si esce ma non si parla, non si va nei pub: c’è senso di minaccia incombente e la sensazione molto forte che la situazione stia cambiando in maniera estremamente rapida. È stata la giornata dei 67 morti e delle misure economiche annunciate per sostenere i posti che non dovranno essere frequentati… Le scuole sono ancora aperte ma tanti istituti hanno scelto autonomamente di chiudere”. Lo racconta Cristina Marconi, giornalista e scrittrice che vive a Londra.

    Cristina è una dei 25 italiani all’estero che stanno dando vita al progetto “insieme nel mondo”, promosso da Insieme in rete, un’associazione che si occupa di cittadinanza digitale nata circa due anni fa e che ha già lanciato in passato iniziative importanti come la petizione su change.org contro il “revenge porn”, in cui furono raccolte 150mila firme e che costrinse il Parlamento a occuparsi della piaga con un importante emendamento votato in occasione dell’approvazione della legge sul “codice rosso”.

    “L’iniziativa – spiega Flavio Alivernini di ‘Insieme in rete’ –  nasce da una considerazione: se c’è una cosa chiara di questa vicenda è che siamo tutti sulla stessa barca. Fino a pochi giorni fa, gli italiani all’estero erano informati sulla questione Coronavirus dai tg italiani, quindi percepivano il pericolo, al contrario di molti altri nei Paesi in cui risiedono. Dai racconti dei nostri ‘corrispondenti’ abbiamo scoperto quanto nel mondo stavano sottovalutando la pandemia. Le loro storie quotidiane, piccole pillole video di 2 minuti, sono servite a far sentire meno distanti loro da noi e dalle famiglie di chi ha figli, nipoti, parenti all’estero, in questo difficile momento”.

    “Quando l’altro giorno Cristina mi raccontava che già dopo il suo primo video da Londra le mamme e i papà italiani le hanno scritto chiedendole ulteriori informazioni, allora abbiamo capito di essere sulla strada giusta. Infine, abbiamo voluto questo progetto perché pensiamo che sia necessaria non solo una visione d’insieme della lotta che il pianeta ha ingaggiato con questo nemico invisibile, ma anche un approccio comune”. I “corrispondenti” di “Insieme in rete” comunicano tra loro su una chat whatsapp, dove si mandano aggiornamenti e video dove raccontano ogni giorno l’evolversi della situazione da vari angoli del pianeta.

    Boris Johnson – spiega ancora Cristina Marconi – ora loda il modello italiano dopo aver ipotizzato una ‘via eccezionale’ alla lotta al Coronavirus, ma c’è tanta preoccupazione e anche molta mancanza di fiducia: tanti italiani stanno cercando di partire (sui voli speciali messi a disposizione dalla Farnesina, ndr). Il fatto che la politica dei tamponi sia così lassista non rasserena gli animi: c’è chi è stato testato una settimana fa e ancora non sa niente, bambini con la febbre che non trovano dottori”. Nel Regno Unito, continua, “davanti a un numero di vittime in aumento e con Londra particolarmente colpita, il governo sta per imporre un lockdown completo alla Capitale e la chiusura delle scuole”.

    Molto interessante la testimonianza di Irene Chias, giornalista che attualmente vive a Malta: “I casi al momento sono trenta, nove quelli registrati oggi. Il primo si è verificato il 7 marzo e si trattava di una ragazzina italiana di 12 anni rientrata da una vacanza nel nord Italia con la famiglia. Il Governo, nelle ore successive, ha deciso una serie di misure restrittive comunicate nella notte tra il 9 e il 10 marzo; misure che si sono progressivamente irrigidite: si è partiti con la cancellazione dei voli passeggeri – con eccezione dei rimpatri – dall’Italia e per l’Italia, estendendo successivamente il blocco a Spagna, Francia, Germania e Svizzera. È stata imposta poi una quarantena a chi proveniva dagli altri Paesi, una quarantena che era inizialmente volontaria e poi è diventata obbligatoria. infine è stata ordinata la chiusura di bar, ristoranti e luoghi di aggregazione. Le intenzioni del Governo sono quelle di contenere il virus mantenendo piatta la curva dei contagi, ovvero spalmandoli in un lasso di tempo più lungo: ‘preferiamo affrontare un fiume che uno tsunami’, è la metafora che hanno usato la Premier Robert Abela e il ministro della Salute”.

    “Berlino come niente fosse. Parchi pieni. Gruppi di persone che fanno compleanni, Sport. Anziani con nipoti. Nulla insomma”, racconta invece Federico Quadrelli dalla Capitale tedesca, postando un video girato in un parco della città poche ore prima del discorso con cui Angela Markel definisse l’emergenza “la più grande sfida dalla guerra”.

    Giacomo Augugliaro, avvocato che da dieci anni vive a Mosca, racconta: “Ieri Putin ha nominato il sindaco Sergej Sobjanin ‘Commissario Straordinario’ per l’emergenza Coronavirus. Le misure fino ad ora varate sono state la chiusura delle scuole dal 21 marzo al 10 aprile con facoltà dei genitori di lasciare già i bambini a casa, la sospensione di eventi e attività che prevedono la presenza di più di cinquanta persone, il divieto ai conduttori di mezzi di trasporto pubblico di vendere biglietti e un autoisolamento per tutti gli individui provenienti dalle zone a rischio e per le loro famiglie. È stato inoltre sospeso il programma “lunga vita”, che prevede una serie di attività fisiche e culturali per i pensionati della città”. Oggi a Mosca il primo morto per Coronavirus.

    “News dal Governatore della California Newson: le scuole potrebbero non riaprire più prima dell’estate. La California si sta preparando allo scenario peggiore: potrebbero essere poste in essere leggi marziali per impedire libertà di associazione e libera circolazione”, così Isabella Weiss da San Francisco.

    Molto dettagliata la testimonianza di Steven Forti, giornalista, da Barcellona: “La Spagna è ormai il paese europeo più colpito dopo L’Italia: 14mila i contagiati, oltre mille i morti, molti ospedali sono al limite, soprattutto a Madrid che è il focolaio principale. Il Governo forse ha reagito tardi, ma da quando ha preso le decisioni nel corso della scorsa settimana ha proceduto con passo spedito: è stato approvato lo stato di emergenza, con misure simili a quelle italiane. Oltre alle forze dell’ordine è mobilitato anche l’esercito per garantire i controlli e aiutare i senzatetto. Sono state chiuse le frontiere per 30 giorni e approvato uno ‘scudo sociale’  per il valore di 200 miliardi di euro pari al 20% del Pil spagnolo, 117 di questi saranno pubblici e gli altri saranno risorse private”.

    “È intervenuta anche la sanità privata che ha un peso notevole nel sistema spagnolo e qui rientra una grande questione di fondo che è quella delle politiche di austerity che hanno tolto risorse ala sanità pubblica dopo la crisi del 2008. La popolazione, così come il Governo, ha preso coscienza dei rischi della pandemia tardi, ma poi le persone hanno reagito con senso di responsabilità e disciplina, rimanendo in casa. Alle otto di sera, ormai tutti i giorni, gran parte degli spagnoli si affacciano al balcone per applaudire medici, infermieri e personale sanitario e sono nate delle reti di solidarietà nei quartieri e nei condomini per aiutare le persone in difficoltà che non possono andare a fare la spesa come le persone anziane”.

    Alcuni italiani all’estero, grazie all’iniziativa di “Insieme in rete”, sono diventati una fonte preziosa per monitorare gli umori e le iniziative di paesi lontani e vicini contro il Coronavirus. Il loro è un servizio che restituisce un senso e una dignità a un web ormai sempre più inquinato da fake news e da una corsa al “click” che anche in momenti delicati come quello che stiamo vivendo offre una visione spesso distorta e parziale della realtà.

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