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    Repubblica Democratica del Congo, Msf: “Stupro usato come un’arma di guerra. Solo a Kasai 2.600 vittime”

    Credit: Afp
    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 22 Feb. 2019 alle 09:16 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:36

    Hanno violentato e ucciso tre delle sue bambine. L’hanno stuprata dentro casa e trascinata fuori, senza vestiti. A raccontare la sua storia è una donna della provincia del Kasai Centrale, nella Repubblica Democratica del Congo, curata da Medici Senza Frontiere.

    Non è la sola perché, denuncia l’organizzazione umanitaria, nel paese lo stupro è usato come un’arma di guerra. Solo nella città di Kananga, il capoluogo del Kasai Centrale, tra maggio 2017 e settembre 2018 sono state 2.600 le vittime di violenze sessuali, compresi uomini e bambini.

    “Hanno violentato la mia sorellina e mia cognata. Poi sono venuti a stuprare anche me. Dalle analisi, ho scoperto che avevo la sifilide”, ha raccontato un’altra donna. Una ragazza, invece, è stata violentata e ha contratto l’Hiv.

    Tra le vittime di violenze sessuali, anche un gruppo di trentadue uomini: alcuni hanno raccontato di essere stati obbligati a violentare altre donne della loro stessa comunità.

    “Ci hanno persino costretto a stuprare le nostre madri. Anche se non erano le nostre vere madri, era come se lo fossero. Se non lo facevi, ti uccidevano”, è una testimonianza. “Non avevamo scelta quindi abbiamo dovuto fare tutto questo. Quando racconto queste storie mi sembra un film, un sogno o qualcosa del genere. Da circa un mese non riesco a dormire perché quando mi addormento ricordo tutto quello che è successo”.

    Karel Janssens, a capo della missione di Msf nella Repubblica Democratica del Congo, ha spiegato che i dati indicano che nel 2018 le violenze sono state rsistematoche. “Le testimonianze scioccanti dei sopravvissuti ascoltate quotidianamente mostrano come le vite delle persone e delle comunità siano state distrutte, rendendo molto difficile per loro riprendersi e andare avanti”.

    Lo stupro come arma di guerra – Medici senza frontiere ha denunciato che nella Repubblica democratica del Congo lo stupro è usato in modo sistematico come un’arma di guerra.

    In un rapporto diffuso dalla organizzazione umanitaria, che riporta anche le testimonianze di alcune vittime, Msf parla di un fenomeno diffuso, che riguarda donne, uomini e bambini. Tra le 2600 vittime della città di Kananga, oltre 150 avevano meno di 15 anni di età e 20 non avevano ancora compiuto i cinque anni.

    Metà delle persone che hanno subito violenza ha raccontato che almeno un membro della propria famiglia è stato ucciso e che le loro case ed effetti personali sono stati saccheggiati o distrutti. Uno su dieci ha riferito di essere stato testimone diretto di un omicidio.

    Le Nazioni Unite hanno evidenziato che a compiere gli abusi sarebbero stati militari delle forze di sicurezza e dell’esercito, ribelli del gruppo Kamuina Nsapu e miliziani filo-governativi delle unità Banu Mura.

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