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    Confucio ad Harvard

    Antica filosofia cinese è il terzo corso più seguito ad Harvard. Ma cosa spinge gli studenti verso gli insegnamenti di Confucio?

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 25 Feb. 2014 alle 09:07 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 09:02

    Il professor Michael Puett è un uomo di 48 anni, alto e con gli occhiali, che insegna storia cinese alla prestigiosa università di Harvard. A chiunque voglia seguire il corso di “Etica cinese classica e teoria politica”, promette: “questo corso cambierà la tua vita”. A giudicare dai risultati, dice la verità. Gli studenti confermano che Puett utilizza la filosofia cinese come un metodo per fornire loro idee innovative, e persino rivoluzionarie, che li aiutano concretamente a vivere una vita migliore. Per questo motivo, come riporta il World Observer Online, il corso è diventato il terzo più popolare ad Harvard, dopo “Introduzione all’economia” e “Introduzione alle scienze informatiche”, e si svolge nella più grande struttura del campus, il Sanders Theater.

    Secondo Puett, sempre più studenti orientano tutti i loro corsi e anche le loro attività extrascolastiche, verso obiettivi di carriera predeterminati e progetti specifici. Niente di più sbagliato secondo i filosofi cinesi, che insegnano che tale strategia rende più difficile rimanere aperti ad altre possibilità che non rientrano nel piano originario. Gli studenti che fanno ciò “non stanno prestando sufficiente attenzione alle cose quotidiane che effettivamente li rinvigoriscono e li ispirano, da cui potrebbero ricavare una vita davvero appagante ed eccitante”, spiega Puett, aggiungendo che in questo modo essi rischiano di rimanere intrappolati in un percorso fuorviante e in una carriera insoddisfacente. Puett mira ad aprire gli occhi dei suoi studenti a un modo diverso di affrontare qualsiasi cosa, dai rapporti personali, alle scelte sulla carriera.

    Confucio, Mencio e altri filosofi cinesi spiegano che le azioni più banali possono avere un effetto a catena. Comportarsi gentilmente o sorridere a qualcuno può causare reali differenze nel modo in cui si finisce per sentire e agire, e può addirittura cambiare l’esito di una situazione. Le piccole esperienze quotidiane – una corsa o una chiacchierata con un amico – ci offrono infinite opportunità per comprendere meglio noi stessi: quando notiamo e capiamo ciò che ci fa sentire allegri o arrabbiati, sviluppiamo un migliore senso di chi siamo, che ci aiuta quando si avvicinano nuove situazioni.

    Puett insegna inoltre che in cinese, la parola “mente” coincide con la parola “cuore” e le due cose sono indissolubilmente legate. Le scelte migliori sono quelle che facciamo quando integriamo il cuore e la mente e lasciamo che i nostri lati razionali ed emozionali si fondano in uno solo. Alla fine di ogni classe, il professore invita i suoi studenti a mettere la filosofia cinese in pratica nella loro vita quotidiana. Una volta che essi hanno scoperto ciò che amano fare, devono lavorare per diventare abili in tali attività attraverso l’auto-coltivazione: è lo sforzo ciò che conta di più, non il talento o l’attitudine.

    “Il corso ha cambiato del tutto la prospettiva con cui vedo me stessa, i miei coetanei, e il mio modo di vedere il mondo”, dice Elizabeth Malkin, che ha frequentato il corso lo scorso anno. Adam Mitchell, studente brillante in matematica e scienze, racconta di essere andato a Harvard con l’intenzione di laurearsi in economia. Ma dopo aver frequentato il corso di Michael Puett si è reso conto che questa non fosse l’unica alternativa. Alla fine Mitchell ha scelto lo studio delle lingue straniere, sente le sue relazioni si sono approfondite, e oggi sta seguendo un master in studi regionali. “Posso tranquillamente dire che il professor Puett ha tenuto fede alla sua promessa”, dice, “il corso ha effettivamente cambiato la mia vita”.

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