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    Confermato l’uso del gas a Damasco

    Il rapporto dell'Onu fornisce le prove dell'uso di armi chimiche in Siria e offre indizi utili a individuare i responsabili

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 18 Set. 2013 alle 09:58 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:45

    Le Nazioni Unite hanno pubblicato in un report i risultati delle indagini sull’uso di armi chimiche in Siria. Il documento conferma che lo scorso 21 agosto nel quartiere di Ghuta, nella periferia di Damasco, sono state usate armi chimiche contro i civili.

    La prova principale è costituita dai test condotti su persone, luoghi e frammenti di razzi in cui è stata riscontrata la presenza del micidiale gas sarin. Tracce del gas nervino sono state riscontrate nell’85 per cento dei pazienti sottoposti all’esame del sangue, mentre i campioni di urina risultati positivi sono il 91 per cento e il 100 per cento in due diversi ospedali della capitale siriana.

    Agli ispettori dell’Onu non è consentito pronunciarsi in merito alle responsabilità dell’attacco, che potrebbe essere stato messo in atto dal regime o dai ribelli, ma un certo numero di dettagli contenuti nel rapporto lascia pensare che a essere responsabile sia l’esercito di Assad. Il Washington Post ha individuato gli indizi fondamentali. Un primo punto riguarda il tipo di materiale utilizzato: si tratta di munizioni speciali, create appositamente per le armi chimiche. Mentre è noto che il governo siriano possieda questi strumenti, non vi è alcuna prova che i ribelli abbiano accesso alla tecnologia necessaria per lanciarli.

    Dal rapporto si evince che le armi sono state lanciate su Ghuta da nordovest, cioè da una zona controllata dal regime e vicina a una base militare governativa. Se fossero state usate dai ribelli sarebbero invece venute da sudest, almeno secondo l’organizzazione internazionale Human Rights Watch, che ha predisposto una mappa sui luoghi di provenienza degli attacchi.

    Gli investigatori delle Nazioni Unite hanno analizzato 30 campioni che contenevano non solo sarin, ma anche “prodotti chimici particolari, come stabilizzatori.” Questo suggerisce che le armi chimiche siano state prese da un deposito e poi raffinate, escludendo quindi la possibilità che i ribelli le abbiano rubate dalle scorte governative, come da alcuni ipotizzato.

    I caratteri russi stampati sulle armi suggeriscono fortemente che esse siano state fabbricate in Russia. Il Paese è un importante fornitore di armi per il governo siriano e profondamente ostile nei confronti dell’opposizione. Le armi dei ribelli sono per lo più prodotte in Croazia, e quindi dovrebbero avere caratteri latini.

    Infine, il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, presentando il rapporto ha detto che l’indagine non indica un colpevole preciso, ma ha aggiunto: “tutti ci siamo fatti un’idea su questo.” Ha inoltre dichiarato che “i responsabili dovranno essere processati.” Ma se un processo per crimini di guerra davanti alla Corte penale internazionale è configurabile per il regime di Assad, esso più difficilmente potrebbe riguardare un gruppo di ribelli senza statuto formale come quello siriano.

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