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    Scudo spaziale, battaglione da 5.000 unità, cooperazione con la Nato: come sarà l’esercito europeo

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 23 Ott. 2021 alle 10:54

    Alcuni giorni fa, la Slovenia, insieme a Germania, Finlandia, Paesi Bassi e Portogallo, aveva preparato un documento che chiede la trasformazione dei gruppi tattici dell’Ue esistenti in forze di risposta alle crisi. Un’iniziativa scaturita dall’esperienza del ritiro delle forze straniere dall’Afghanistan, quando l’evacuazione ha mostrato la dipendenza militare dell’Unione dagli Stati Uniti.

    L’idea di base è quella di creare un battaglione di 1500 uomini composto da tutti i Paesi dell’Unione, che possa salire subito ad almeno 5–6 mila unità per poi crescere successivamente, in grado di cooperare con la Nato, e che faccia riferimento a Bruxelles, ma sia allo stesso tempo separato dalla gestione della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC) presieduta dall’Alto Rappresentante.

    Secondo quanto Riporta Repubblica, le carte sono già in tavola: l’esercito si chiamerà “Eu Intervention Force”. Conterà su 5 mila uomini e uno “Scudo spaziale”. Una base operativa a Bruxelles. E si muoverà attraverso decisioni prese non all’unanimità ma con un sistema chiamato “Ad hoc Coalition” che sostanzialmente sarà una forma di cooperazione rafforzata. Questo è quanto appare nello “Strategic compass”, il documento che l’Alto Rappresentante europeo Josep Borrell presenterà nei primi giorni di novembre.

    Secondo l’ultima bozza, consegnata mercoledì scorso alla vigilia del summit dei ministri della Difesa sia dell’Unione sia della Nato, dunque si mette in azione la procedura che a settembre era stata avviata dalla presidente della Commissione, Ursula Von Der Leyen. Già a fine novembre la piattaforma sarà presa in esame dal cosiddetto Consiglio “jumbo”, che riunisce congiuntamente i ministri della Difesa e degli Esteri. E poi il via libera definitivo è previsto al consiglio europeo di marzo 2022. Il documento messo a punto da Borrell è diviso in quattro “basket”, ossia quattro direttrici: “Act and Prepared”, “Anticipate and Protect”, “Invest and Innovate” e infine “Cooperation and Support”.

    Il premier italiano Mario Draghi ha già più volte sollevato il problema di un esercito comune europeo in sede di Consiglio d’Europa. Il ministro della Difesa tedesco Annegret Kramp-Karrenbauer, il cui Paese è menzionato tra i promotori, ha espresso ottimismo sul fatto che questa iniziativa abbia possibilità di successo. La lettera è stata ricevuta “molto positivamente”, ha detto dopo aver consultato i colleghi di altri membri dell’Ue a Bruxelles, dove sta partecipando a una riunione dei ministri della Difesa della Nato. “Siamo d’accordo che le idee dovrebbero essere incluse nella bussola strategica”, ha detto.

    Ovviamente un disegno di questo tipo richiederà anche uno sforzo economico. Alcuni dei “big” dell’Unione sembrano già orientati in questo senso. Basti pensare al recente incontro tra il premier italiano Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron. Ma anche nel recente vertice dei titolari della Difesa svoltosi a Lubiana, l’Italia attraverso il ministro Guerini si è molto spesa a favore di un progetto che allarghi il raggio d’azione dell’esercito europeo. Traccia confermata dalla presidenza slovena di turno dell’Ue.

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