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    Come fermare la violenza sulle donne

    La condizione delle donne in Pakistan varia a seconda della classe sociale. Soprattutto nelle aree rurali sono ancora vittime di usanze barbare

    Di Syed Mahmood Kazmi
    Pubblicato il 16 Gen. 2013 alle 19:37 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:04

    Come fermare la violenza sulle donne

    La prima cosa che mi viene in mente quando sento parlare di ‘violenza sulle donne‘ è ingiustizia e crudeltà. Più precisamente penso a un atto che distrugge intere generazioni. È una cosa che mi ferisce nel profondo. Si tratta di barbarie, brutalità, un atto disumano contro una delle più belle creature di Dio. Una donna è madre, sorella, moglie, figlia e ragazza. Come possiamo arrivare a una tale mancanza di rispetto, a torturarla mentalmente e fisicamente? La mia anima trema mentre scrivo, e piango quando penso alle ingiustizie che rimangono nell’ombra, quando penso alle vittime che subiscono in silenzio ogni giorno.

    La violenza sulle donne non è solo un crimine, ma anche una mancanza di rispetto verso l’umanità e i suoi valori. È umiliazione, disgrazia, disonore, degradazione. È un ostacolo contro l’avanzamento e il successo delle donne nella società, e scoraggia coloro che con fatica cercano di conquistarsi un posto al suo interno. È un cattivo esempio, un atto contro natura, perché credo che Dio abbia creato gli essere umani per amarsi, curarsi a vicenda e volersi bene, non per torturarsi e farsi del male. La violenza sulle donne è una delle cose peggiori che possa accadere all’umanità, può terrorizzarle, renderle vittime inermi, isolarle e cambiare per sempre la loro esistenza. Una delle barriere più difficili da superare per una donna è la violenza quotidiana che deve affrontare.

    La situazione delle donne in Pakistan varia a seconda della classe sociale, della regione e dello stato rurale o urbano in cui vivono, a causa di una diversa crescita socio-economica e dell’impatto che l società tribale, feudale o capitalista hanno sulla loro vita.

    Le donne pakistane godono di una vita migliore rispetto al resto di quelle musulmane. Ma ci sono comunque molte aree (specialmente rurali) dove le donne sono ancora discriminate in base al loro sesso. Sono gli stessi posti dove sono ancora vittime di violenze e ingiustizie. Alcune sono barbare usanze in pratica da molto tempo. Praticamente sono schiave di antichi dogmi.

    Condivido la mia personale esperienza maturata durante un workshop a Lahore, dove le partecipanti arrivavano da diverse parti del Paese. Una di loro, proveniente dal Baluchistan, ha condiviso il suo punto di vista sulla discriminazione contro le donne: “La verginità è controllata dal marito la prima notte di nozze, tramite un lenzuolo bianco. Guarda se ci sono macchie di sangue dopo la loro prima volta. Se non ci sono significa che la ragazza non è vergine e viene uccisa immediatamente senza possibilità di replica. Ma la cosa peggiore è che la polizia non registra nemmeno uno di questi casi. La famiglia della vittima vivrà così per sempre all’oscuro dei fatti, senza sapere cos’è successo veramente. Ci potrebbero essere varie ragioni per l’accaduto, ma chi le ascolterà? Nessuno”.

    Una società non può essere completa se una donna non diventa madre, figlia, moglie. L’Islam ha dato alla donna attenzioni speciali, ma sfortunatamente nelle società tribali è ancora vittima di violenze nel nome di antiche usanze e tradizioni. Karo Kari (omicidio della donna che ha portato disonore in famiglia), Wanni (matrimonio forzato) e Watta Satta (scambio di spose tra due famiglie) sono usanze incivili ancora in uso nelle zone più remote. Qui le donne sono ancora vittime di stupri, violenze domestiche e traffici umani, obbligate a lavori pesanti e sporchi come la prostituzione. Queste brutalità non sono solo violazioni della dottrina Islamica e dei principi di Giustizia, ma sono anche un ostacolo per la crescita economica del Paese.

    Le mie proposte

    Ci sono alcuni passi fondamentali che bisogna fare per sradicare questa brutta parola, Violenza, dalla nostra società:

    -Tutte le rigide credenze e le usanze come ‘Karo kari’, ‘Wanni’ e ‘Watta Satta’ devono essere abolite. Questi riti comprendono atti folli.

    -Il ‘Programma consapevolezza’ deve essere ampliato e portato in tutto il Paese, per tutelare il valore delle donne soprattutto nelle aree rurali e meno avanzate, che sono ancora gestite da un regime feudale.

    -Creare posti di lavoro per le donne, sostenere la loro autonomia.

    -Fermare le discriminazioni, soprattutto quelle in base al sesso.

    -Redarre leggi severe contro lo sfruttamento femminile, punire ingiurie e abusi domestici. Denunciare ogni violenza. Dare assistenza legale a tutte le vittime.

    -Incoraggiare le donne a partecipare alla vita pubblica. Educarle e metterle a conoscenza dei loro diritti.

    -Assicurare alle donne una posizione socio-economica sicura e un’adeguata educazione.

    -Mettere fuori legge i matrimoni forzati e i matrimoni in cui sono coinvolti bambini.

    -Fermare tutti i tipi di violenza fisica, emotiva, sessuale, economica, con la legge e l’educazione.

    -Aggiungere alcuni argomenti e corsi nelle scuole che comprendano l’educazione e la motivazione a ergersi contro la violenza a partire da quando si è giovani studenti.

    -Soprattutto, bisogna cambiare le correnti di pensiero. Nessuna religione professa la violenza, e questo è quello che dobbiamo dire chiaramente a tutti.

    Concludo con una mia citazione: “Se educhi a fermare la violenza contro una donna, darai un futuro migliore ai tuoi figli.” Syed Mahmoud Kazmi

    Dal blog di Syed Mahmoud Kazmi per The Post Internazionale
    Traduzione di Samuele Maffizzoli

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