Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    La circoncisione femminile nelle comunità indigene della Colombia

    La mutilazione genitale femminile viene solitamente associata all'Africa e ad alcune popolazioni musulmane, eppure è diffusa anche tra gli indigeni del paese sudamericano

    Di TPI
    Pubblicato il 17 Ott. 2016 alle 17:31 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:49

    Quando si pensa alla circoncisione femminile, detta anche mutilazione genitale femminile o infibulazione, ci si orienta subito verso l’Africa, e si associa la pratica alle popolazioni musulmane del continente che l’hanno ereditata dalla tradizione africana e la tengono in vita con la convinzione che il desiderio sessuale femminile sia illecito e vada contenuto.

    Risulterà forse sorprendente, allora, imbattersi in questa stessa usanza a migliaia di chilometri di distanza, in un altro continente, tra gli indigeni colombiani.

    La ragione della diffusione della circoncisione femminile nel paese sudamericano è esattamente la stessa che la contraddistingue ovunque sia praticata: la presunta necessità di limitare il desiderio sessuale delle donne.

    Nella comunità indigena di Wasiruma, nella Valle del Cauca, che si trova nella parte occidentale del paese, una levatrice locale di nome Irene Guasiruma racconta come per la sua gente, gli Embera, l’amore e la fedeltà coniugali siano valori fondamentali.

    Nella cultura di Guasiruma, però, il “peso” della fedeltà ricade interamente sulla donna. In passato, per evitare che le ragazze fossero tentate di andare con uomini diversi dal proprio marito, si usava privarle del piacere sessuale prima ancora che potessero sperimentarlo. Alla nascita di una bambina, infatti, si comprava una piccola lama per rimuoverle il clitoride, operazione che veniva eseguita nelle prime settimane di vita della neonata.

    Guasiruma sottolinea che questa pratica appartiene al passato per quanto riguarda il suo villaggio, ma che altrove, nelle zone più remote del paese, ci sono comunità che ancora si dedicano alla mutilazione genitale femminile.

    Giungono da laggiù storie raccapriccianti su circoncisioni effettuate con forbici, lame o cucchiai arroventati.

    Giungono da laggiù storie tragiche di bambine morte dissanguate per l’incauto intervento chirurgico operato da mani inesperte con strumenti a dir poco inadeguati.

    Il dubbio sull’origine

    La circoncisione femminile è riscontrabile in particolare in Africa, come detto, e in alcune aree del Medio Oriente e dell’Asia, ma in America latina è piuttosto rara.

    Una teoria interessante è che gli Embera abbiano adottato questa pratica nel Diciottesimo secolo, quando sono venuti a contatto con gli schiavi africani portati nei loro territori.

    Tuttavia, gli Embera non sono l’unica comunità indigena colombiana che pratica la mutilazione genitale femminile.

    In altre zone del paese si associa la circoncisione femminile a un rito quasi sacro che impedisce alle donne di comportarsi in modo inappropriato, come se rimuovere il clitoride le rendesse più docili, più arrendevoli.

    Il femminicidio

    Le autorità colombiane – con il sostegno dell’Onu tramite il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) – stanno lavorando per eradicare questa pratica anche dalle comunità più remote.

    La legge colombiana riconosce la morte causata dalla mutilazione genitale femminile come femminicidio e prevede pene più gravi rispetto a quelle comminate per il semplice omicidio.

    Ma la minaccia della pena non è un argomento abbastanza persuasivo da convincere le comunità che la praticano ad abbandonare la circoncisione femminile.

    Fintanto che le popolazioni coinvolte, dagli anziani dei villaggi alle levatrici tradizionali, ritengono che la pratica appartenga alla loro cultura, opporranno resistenza alla sua eliminazione, pur conoscendo le possibili conseguenze per la salute delle bambine che la subiscono.

    Se invece si convincono che in realtà la circoncisione non appartiene alla loro tradizione ancestrale, saranno più propensi a liberarsene ed è su questo che puntano alcuni dei leader delle comunità coinvolte.

    “Molte delle pratiche culturali sono parte integrante delle comunità indigene e hanno un forte elemento spirituale. Ma ci sono pratiche che sono entrate a far parte della nostra cultura che non ci appartenevano”, ha detto alla Bbc Alberto Guasiruma, uno dei leader degli Embera.

    D’altra parte, rimane il fatto che, in Colombia come altrove, il miglior modo per combattere pratiche come la mutilazione genitale femminile e altre forme di discriminazione contro le donne è quello di garantire loro accesso all’istruzione.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version