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    La Cina ha sequestrato un drone sottomarino degli Stati Uniti nel mar cinese meridionale

    Il Pentagono sostiene che il mezzo subacqueo stesse effettuando una missione di raccolta dati

    Di TPI
    Pubblicato il 16 Dic. 2016 alle 20:18 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:03

    La Cina ha sequestrato venerdì 16 dicembre un drone sottomarino degli Stati Uniti che stava effettuando una missione di raccolta dati nel mar cinese meridionale.

    Lo ha reso noto un responsabile della Difesa degli Stati Uniti, precisando che era gestito da civili e non da militari.

    Il mezzo della marina statunitense, senza equipaggio, è stato sequestrato in acque internazionali 50 miglia a largo della Baia di Subic, nelle Filippine.

    Il drone subacqueo era utilizzato per testare la salinità e la temperatura del mare per mappare i canali sottomarini.

    Il sequestro ha scatenato una protesta formale da parte di Washington, che ne chiede l’immediata restituzione. 

    “Il mezzo sottomarino effettuava legalmente uno studio militare nelle acque del Mar della Cina. È un’imbarcazione sovrana ed è chiaramente specificato in inglese che non deve essere rimosso dall’acqua e che appartiene agli Stati Uniti”, ha detto alla stampa il capitano Jeff Davis del Pentagono.

    Gli Stati Uniti accusano da tempo la Pechino di voler militarizzare l’area del mar cinese meridionale intorno alle isole Spratly, la cui sovranità è contesa da anni da Taiwan, Filippine, Brunei, Malesia e Cina.

    Un’area strategica perché è una delle rotte commerciali più importanti al mondo, dove ogni anno transitano commerci per un valore di 4,5 bilioni di dollari.

    Giovedì 15 dicembre alcune immagini satellitari hanno mostrato quello che secondo gli Stati Uniti è un “significativo” arsenale di attrezzature militari sulle sette isole artificiali che ha costruito nel mar cinese meridionale, inclusi sistemi anti aereo, scudi missilistici e depositi di armi.

    In seguito a un arbitrato promosso dalle Filippine, a luglio 2016 una sentenza del tribunale dell’Aja aveva giudicato “prive di alcun diritto” le rivendicazioni cinesi nell’area. Nonostante questo, Pechino continua la sua politica aggressiva nelle acque contese, costruendo basi navali su più atolli.

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