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    La Cina farà riscrivere i libri di storia per prolungare di sei anni la guerra col Giappone

    Il governo vuole considerare l'inizio del conflitto dal 1931 anziché dal 1937

    Di TPI
    Pubblicato il 13 Gen. 2017 alle 16:27 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:22

    Il governo cinese ha ordinato una modifica dei libri scolastici di storia al fine di modificare la data di inizio della Guerra Sino-Giapponese dal 1937 al 1931.

    In Cina, il conflitto è attualmente noto come “guerra di resistenza di otto anni”, facendo riferimento al periodo compreso tra il 1937 e il 1945. L’11 gennaio, però, il presidente cinese Xi Jinping ha ribattezzato pubblicamente il conflitto come “guerra di resistenza di 14 anni”, in un gesto che non renderà migliori i rapporti con i vicini giapponesi.

    Guardando i fatti storici, gli anni Trenta e Quaranta del Novecento sono sostanzialmente caratterizzati da una serie di scontri tra Cina e Giappone, iniziati nel 1931 con l’invasione nipponica della Manciuria. Il 1937, però, è l’anno in cui in seguito all’incidente del Ponte Marco Polo il conflitto tra i due paesi non si limitò alla sola Manciuria, ma si trasformò in una lotta senza quartiere.

    L’ingresso del Giappone nella Seconda Guerra Mondiale, avvenuto nel 1941, fece di fatto confluire il conflitto all’interno di quello che dal 1939 era in corso su scala globale.

    Secondo lo storiografo Antony Beevor, un’altra differenza tra il conflitto in Manciuria e quello senza quartiere successivo all’incidente del Ponte Marco Polo è che la prima è una guerra coloniale per il controllo della regione, mentre la seconda è caratterizzata da elementi in cui alcuni storici vedono tratti riscontrabili anche nei genocidi.

    Sempre secondo Beevor, è dibattuta al momento la data di inizio della seconda guerra sino-giapponese tra chi sostiene che sia iniziata nel 1931 e chi nel 1937.

    Lo storico nota però come tra il 1931 e il 1937 la Cina non abbia mostrato particolare forza e potenza militare nella difesa della Manciuria dall’invasione giapponese, perciò non è immediatamente chiaro come mai Pechino voglia spostare la data d’inizio del conflitto.

    Probabilmente – sempre per Beevor -, la ragione è da trovare nel fatto che da diversi anni il governo cinese stia puntando a dimostrare come i grandi successi di quel conflitto siano arrivati soprattutto grazie al Partito Comunista Cinese e non grazie al governo nazionalista, al tempo impegnati tra di loro anche in un conflitto interno.

    Il ruolo dei comunisti nella guerra – che in Manciuria erano nel 1931 poco rappresentati – inizierebbe dunque con l’attività di piccole unità di guerriglia che resistevano all’inizio degli anni Trenta alla prima invasione giapponese, aumentando così il contributo del partito alla vittoria sul Giappone.

    Lo storico cinese Zhang Lifang, in una recente intervista ha dichiarato come i benefici di uno spostamento della data di inizio del conflitto tra Cina e Giappone portino benefici soprattutto al ruolo dei comunisti in quella guerra, e che in ogni caso è una scelta giustificata dal punto di vista storiografico.

    Non è la prima volta che il conflitto Sino-Giapponese crea discussioni relative ai libri di scuola. Nel 2015 Pechino criticò duramente i libri scolastici giapponesi che non parlavano dell’invasione della Cina e dello stupro di Nanchino, il tragico massacro che nel 1937 fu portato avanti per diverse settimane dai militari nipponici che causarono la morte di un numero di persone ancora oggetto di dibattito.

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