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    Chi è Theresa May, la premier del Regno Unito

    Prima ministra britannica dal 13 luglio 2016 e seconda donna nella storia dopo Margaret Thatcher, Theresa May guida il partito conservatore e spera in un secondo mandato

    Di TPI
    Pubblicato il 8 Giu. 2017 alle 19:15 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:01

    Oggi, 8 giugno 2017, si terranno le elezioni nel Regno Unito. I principali partiti, quello conservatore e quello laburista, si sfidano per assumere la guida del paese durante la Brexit. Ecco il profilo della leader dei Conservatori, che ambisce a rimanere al numero 10 di Downing Street.

    Chi è il primo ministro Theresa May?

    Prima ministra britannica dal 13 luglio 2016 e seconda donna nella storia dopo Margaret Thatcher, Theresa May guida il partito conservatore e spera in un secondo mandato.

    Nata Theresa Brazier, il 1 ottobre del 1956, figlia di un vicario della Chiesa d’Inghilterra, è rimasta orfana del padre a 25 anni. Da giovane lavora in una panetteria dell’Oxfordshire e partecipa ad uno spettacolo prodotto dal padre.

    Studia geografia al St Hugh’s College dell’università di Oxford, stessa università di Margaret Thatcher. Dal 1977 comincia a lavorare per la Banca d’Inghilterra e poi per una società finanziaria.

    Nel 1980 sposa Philip May, la coppia non ha mai avuto figli. Per dieci anni ha ricoperto la carica di consigliere locale a Merton, sobborgo di Londra.

    Dopo aver tentato due volte di essere eletta in parlamento, nel 1997 vince il seggio che ancora occupa a Maidenhead, nel Berkshire.

    Nel 2010 viene nominata ministra degli Interni del governo di coalizione tra il partito conservatore guidato da David Cameron e quello liberal-democratico di Nick Clegg.

    Nello stesso anno fu nominata anche ministra per le Pari opportunità ma da quest’ultimo ruolo si dimise nel 2012.

    Nel 2013 ha dichiarato di essere affetta da diabete di tipo 1 e di doversi sottoporre ad iniezioni di insulina due volte al giorno per il resto della sua vita.

    Dopo la vittoria del suo partito alle elezioni generali del 2015, rimase in carica, diventando la ministra degli Interni a rimanere in carica più a lungo negli ultimi 50 anni.

    Durante il suo mandato, ha aumentato la sorveglianza virtuale per prevenire il terrorismo, riformato i corpi della polizia, con una linea più intransigente sulle droghe e ha introdotto restrizioni all’immigrazione.

    Dopo le dimissioni di David Cameron a causa della vittoria del fronte del leave nel referendum sulla Brexit, May si candidò ufficialmente alle primarie del partito conservatore il 30 giugno 2016, risultando la più votata.

    L’11 luglio 2016 ha preso le redini del partito conservatore e il 13 luglio dello stesso anno è stata nominata prima ministra.

    Battutasi perché il Regno Unito restasse all’interno dell’Unione europea durante la campagna del referendum, May optò poi per una hard Brexit, cioè per una completa separazione del paese da Bruxelles e perché si possa stipulare un accordo favorevole agli interessi britannici.

    Il suo primo viaggio all’estero come premier la portò in Germania, dove affermò di essere intenzionata a cominciare le procedure per la Brexit non prima del 2017.

    Il 21 gennaio 2017 è stata il primo capo di governo del mondo ad incontrare il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump. Fu criticata per essersi rifiutata di contestare il bando ai musulmani firmato da Trump alla fine dello stesso mese.

    Il 29 marzo 2017 l’ambasciatore britannico presso l’Unione europea ha consegnato ufficialmente la sua lettera indirizzata al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, dando così l’avvio alla procedura di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

    Il 18 aprile 2017 il primo ministro May, annunciando la convocazione delle elezioni parlamentari anticipate all’8 giugno, ha dichiarato che questo era l’unico modo per dare al paese sicurezza e stabilità per gli anni a venire.

    Presentando il manifesto conservatore a Halifax il 18 maggio, ha proposto di riportare il bilancio in pareggio entro il 2025 e di aumentare la spesa per la sanità di 8 miliardi di sterline all’anno e di aumentare quella per l’istruzione di 4 miliardi l’anno entro il 2022.

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