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    Chi è Horacio Cartes

    Il nuovo presidente del Paraguay è un ricco imprenditore di successo. Ma sulla sua carriera pesano molte ombre

    Di Federico Larsen
    Pubblicato il 23 Apr. 2013 alle 05:47 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 11:50

    “È finito l’intervallo”, dicevano i consiglieri di Horacio Cartes nel suo bunker pochi attimi dopo la chiusura dei seggi elettorali domenica sera. Il candidato dell’Alleanza Nazionale Repubblicana, nome con cui si è presentato alle ultime presidenziali il Partido Colorado del Paraguay, è riuscito a riportare i suoi al governo dopo cinque anni.

    I nazionalisti hanno governato il Paese sudamericano per 61 anni ininterrotti fino al 2008, quando l’ex sacerdote Fernando Lugo e la sua coalizione di movimenti di sinistra, alleato con i liberali-conservatori, è riuscito a espugnare la roccaforte della destra latinoamericana, e instaurare il primo governo progressista della storia del Paraguay.

    Eppure, il cambiamento è durato poco. Nel giugno 2012, un processo di impeachment (considerato un colpo di Stato dai Paesi confinanti) ha deposto Lugo e coronato il suo vice, il liberale Federico Franco come nuovo presidente, aprendo così un periodo opaco della politica del Paraguay che si è concluso domenica scorsa con le nuove elezioni.

    Il ritorno alla normalità delle istituzioni avverrà quindi attraverso il nuovo presidente, giunto al potere grazie a una serie di eventi favorevoli. E qualche aiuto della provvidenza. La deposizione di Lugo ha sferzato un colpo mortale alla sinistra paraguaiana, che ha cominciato a dividersi fino a presentare liste separate nelle ultime elezioni, mentre i liberali hanno sofferto per la pessima immagine lasciata da Franco, vista la sua discussa ascesa al potere e poiché coinvolto in diversi scandali di corruzione. Non solo, poco prima delle elezioni, a febbraio, il principale rivale di Cartes, il conservatore Lino Oviedo, ha perso la vita in un incidente, spianando la strada al miliardario colorato.

    Figlio di Ramón Telmo Cartes, rappresentante in Paraguay dell’azienda aeronautica Cessna, l’imprenditore di 57 anni ha mosso i suoi primi passi nell’economia sudamericana proprio seguendo le orme del padre. Si è formato negli Stati Uniti, in Kansas e a Tulsa, dove si è specializzato nella costruzione di motori per aeroplani e ha cominciato ad entrare nel mondo degli affari con le sue prime aziende per il trasporto aereo commerciale. Poi la diversificazione aziendale, che lo porta a fondare negli anni Novanta un vero impero imprenditoriale. Prima la Banca Amambay, poi Tabacos del Paraguay, nata dalla sua partecipazione come socio della Tabacalera del Este, e infine i liquori, con la Bebidas del Paraguay.

    Ma in Sudamerica una delle industrie più accattivanti è quella che ha a che fare con il calcio. Dal 2001 Cartes è il presidente di una delle squadre più importanti del Paese, il Libertad, e durante l’ultimo mondiale è stato manager delle nazionale paraguaiana. Una carriera da favola, ben lontana dalla politica, ma anche sotto pesanti accuse. La prima causa contro Cartes risale al 1985, quando viene indagato per l’evasione fiscale di 32 milioni di dollari, motivo per cui è prima scappato all’estero ed è poi stato imprigionato per un breve periodo nel 1989.

    In seguito sono cominciate le accuse di narcotraffico. Secondo un cablogramma diplomatico del 2010 reso pubblico da Wikileaks, Cartes era iscritto nelle liste di trafficanti di droga della Divisione Antidroga degli Stati Uniti (Dea). Il suo nome appare accanto a quello di famosissimi trafficanti sudamericani, come Milton Machado e Fahd Jamil, con cui Cartes avrebbe fatto affari negli anni Novanta. Il ritrovamento di diversi chili di cocaina nelle terre attorno alla sua mansione La Esperanza non ha fatto altro che rinnovare i sospetti sul nuovo presidente.

    Gli scandali sono poi continuati. Tra il 1995 e il 2000, Cartes ha aperto l’Amambay Trust Bank, una società offshore nelle isole Cook, un paradiso fiscale centroamericano, da dove offriva servizi finanziari proibiti in Paraguay. Secondo gli investigatori c’erano tutti gli ingredienti per un vero impero del traffico di droga: banche, paradisi fiscali, aziende di tabacco e alcool, una flotta aerea e connessioni con i principali cartelli della droga del Paraguay. Eppure, i processi contro Cartes non sono mai riusciti a dimostrare chiaramente la sua colpevolezza.

    Così nel 2009 l’imprenditore decide di “scendere in campo” nelle file del Partido Colorado. Immediatamente dimostra una grande capacità di leadership, al punto di riuscire a strappare la guida del partito e la candidatura a presidente ai membri più anziani. È riuscito addirittura a far cambiare lo statuto del partito, secondo cui per candidarsi erano necessari almeno dieci anni di militanza Nello stesso anno ha ammesso di aver finanziato il partito di estrema destra di Oviedo.

    La sua fama come dirigente sportivo, l’immenso potere costruito con le sue aziende, e lo scenario particolare in cui si sono svolti i comizi, gli hanno permesso di raggiungere la presidenza con quasi 10 punti di differenza rispetto a Efraìn Alegre, del Partido Liberal Radical Autentico. Un capitale politico eccezionale, per un uomo che ha ammesso di aver votato per la prima volta in vita sua, proprio domenica scorsa, dato che la politica non gli era “mai interessata”.

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