Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    Chi erano le indomabili Mujeres Libres

    Un'associazione di donne femministe, di stampo anarchico, che si batté durante gli anni della guerra civile spagnola per l'emancipazione e l'alfabetizzazione della donna

    Di Fernanda Pesce Blazquez
    Pubblicato il 25 Nov. 2016 alle 13:26 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:08

    Esistono storie che passano inosservate, ma che lasciano un segno indelebile. Questa è la storia di un gruppo di donne visionarie, indomabili. Un gruppo di donne che era deciso a cambiare il mondo, sovvertendolo, e rendendolo un posto migliore. Un gruppo di donne che aveva deciso di essere libero – molto prima della “seconda ondata” femminista, del femminismo della differenza e del cyberfemminismo. Molto prima degli incendiari anni Sessanta, nei quali, storicamente, il movimento raggiunse il suo boom

    Nel maggio del 1936 apparve a Madrid, per la prima volta, una pubblicazione femminista di stampo anarchico, intitolata Mujeres Libres (Donne Libere). Una rivista per sole donne, sulla quale scrivevano solo le donne. L’obiettivo editoriale era quello di preparare tutte quante all’emancipazione e alla rivoluzione, risvegliando le coscienze e promuovendo idee anarchiche. Le principali promotrici della pubblicazione femminista furono Lucia Sanchez Saornil, Mercedes Comaposada, Amparo Pocg y Gascon e Soledad Estornach, tra le altre.  

    Un estratto dell’editoriale del primo numero recitava così: “Il proposito è quello di incalzare l’azione sociale della donna, dotandola di una visione differente delle cose, evitando che la sua sensibilità e il suo cervello si contaminino con gli errori maschili”. I contenuti della pubblicazione spesso esulavano dal sociale, con commenti politici e culturali: la rivista criticò apertamente il celebre film “Tempi Moderni”, di Charlie Chaplin, e l’invasione dell’Abissinia da parte dell’Italia di Benito Mussolini nel 1935, per esempio. 

    (Qui sotto la copertina del primo numero della rivista femminista Mujeres Libres, del 1936. Credit: Wordpress) 

    Il 19 luglio 1936 scoppiò la rivoluzione a Barcellona: era l’estate dell’anarchia e la guerra civile spagnola era alle porte. I sindacati indissero uno sciopero generale dal 19 al 23 luglio, contro l’insurrezione militare e l’apatia del governo. In pochi giorni si formarono i fronti che avrebbero combattuto nel conflitto. Le donne giocarono un ruolo fondamentale durante la Resistenza: erano associazioni spontanee, che avrebbero formato infine la federazione nazionale di Mujeres Libres

    Teresa Mañé e Teresa Claramunt, una maestra e un’operaia di fabbrica, furono le pioniere del movimento che lottava per il libero accesso delle donne al lavoro e all’istruzione in Spagna. Furono queste due donne a contribuire alla canalizzazione della lotta per la liberazione di tutte le altre. Ma a quel tempo le donne non erano semplicemente operaie: gravava su di loro l’obbligo d’essere spose esemplari, di badare alla famiglia e alla casa con diligenza, magari dopo la lunga giornata di lavoro.

    Nessuna poteva scegliere quale sarebbe stata la propria posizione sociale, il compito che erano tenute a svolgere era già stato scritto da qualcun altro, che le aveva schiacciate con il peso della cultura fortemente cattolica d’inizio secolo in Spagna, conservatrice, e profondamente patriarcale. Alcune di loro si ribellarono. 

    Mujeres Libres fu un’importante organizzazione femminista, parte dell’anarcosindacalismo in Spagna, che operò dal 1936 al 1939, duranti gli anni della guerra civile spagnola. Il gruppo Mujeres Libres di Madrid e il Grupo Cultural Femminino CNT di Barcellona si unirono nel settembre del 1936 in un’unica associazione, chiamata Agrupación de Mujeres Libres

    La presa di coscienza della figura femminile era indissolubile dalla sua istruzione, secondo il collettivo. Un concetto che oggi potrebbe considerarsi pressoché assimilato ma che all’epoca, in Spagna, dati i livelli elevati di analfabetismo, era inimmaginabile. Queste donne realizzarono un lavoro unico, organizzando, tra gli altri, corsi di alfabetizzazione e di infermieristica.

    Volevano che gli uomini capissero che erano esseri umani uguali a loro. Non odiavano la figura maschile, volevano semplicemente essere riconosciute come pari e liberare tutte le donne dall’ignoranza. A questo proposito, si definivano oltre che un gruppo femminista, anche un’associazione culturale.

    Scelsero di non riconoscersi nell’ideale classico dell’anarchismo spagnolo, per il quale l’uguaglianza della donna sarebbe arrivata solamente con la rivoluzione sociale. Perciò, il gruppo promosse da subito l’indipendenza della donna legata all’istruzione e all’attivismo. Mujeres Libres si identificava con gli obiettivi e con i metodi della Cnt (Confederaciòn nacional del trabajo) e della Fai (Federaciòn anarquista iberica), pur custodendo gelosamente la propria autonomia. Fu per questo che scelsero il nome di “Mujeres Libres” e mai quello di “Mujeres Libertarias”, per sottolineare la loro connessione ideologica con il movimento anarchico, ma per evitare di diventarne una semplice subordinata. 

    Come spiega la storica Mary Nash, Mujeres Libres non si espresse in maniera esplicita circa le questioni relative alla sessualità della donna, per via dei codici di genere imperanti al tempo, ma la loro difesa della maternità cosciente era necessariamente unita al controllo della natalità. 

    La maggior parte dei loro compagni anarchici non seppero capirle, non le contrastavano, ma non comprendevano l’importanza delle loro azioni a favore del miglioramento della condizione femminile, non le ritenevano necessarie. Non vennero mai riconosciute come costola del movimento libertario e ciò creò una certa delusione tra le componenti, alcune delle quali sono ancora in vita. 

    Con il trionfo della dittatura di Francisco Franco, nel 1939, e con la fine della guerra civile spagnola, molte donne affiliate al movimento, che era composto da circa 20mila aderenti, dovettero ritirarsi dalla vita pubblica, altre ancora fuggirono all’estero. Alcune portarono il movimento libertario femminista in Francia e in Inghilterra e cercarono di resuscitare la rivista in esilio, con l’anarcofemminismo. Alcuni numeri furono pubblicati dall’estero ma poco dopo la pubblicazione cessò. 

    Mujeres Libres fu un’associazione di donne dotate di una forza straordinaria, pioniere di enormi imprese a favore dell’emancipazione femminile. Oggi la loro storia è poco conosciuta e i loro sforzi durante la Resistenza vengono spesso dimenticati. Alcuni collettivi femministi portano il loro nome, forse senza sapere che onorano un gruppo di eroine che ebbe il coraggio di imbracciare l’arma della cultura, proclamando sempre l’uguaglianza di genere, in un tempo in cui la figura femminile in Spagna era ancora profondamente oppressa. 

    (Mujeres Libres insegnava alle donne a guidare i mezzi pubblici. Qui sotto un’immagine di alcune conducenti donne. Credit: CNT) 

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version