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    Cos’è il Ceta e perché la Vallonia voleva bloccarlo

    Il trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada osteggiato dalla Vallonia ha evidenziato i limiti di Bruxelles nei processi decisionali

    Di TPI
    Pubblicato il 25 Ott. 2016 alle 14:27 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:18

    I politici belgi hanno trovato giovedì 27 ottobre l’accordo per acconsentire alla ratifica del Ceta, il trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada inizialmente osteggiato dalla regione belga della Vallonia.

    Martedì 25 ottobre il premier della Vallonia Paul Magnette aveva chiarito che la regione belga non si oppone al Ceta in sé, ma al sistema di arbitrati previsto dall’accordo per risolvere le controversie economiche, ritenuto un’arma concessa alle multinazionali per influenzare le politiche pubbliche degli stati.

    Il Canada è il dodicesimo maggior partner commerciale dell’Unione europea, e dopo anni di negoziati è pronto a firmare il trattato. Tuttavia, le regole europee stabiliscono che per l’approvazione definitiva è necessaria la ratifica di ogni singolo governo dei paesi membri dell’Ue e del Parlamento europeo.

    Il Belgio non poteva dunque dare il via libera senza il consenso di tutti e cinque i parlamenti federali (Fiandre, Vallonia, Bruxelles, la comunità francofona e quella di lingua tedesca), e l’opposizione della Vallonia ha così bloccato per un certo lasso di tempo il processo, che si sarebbe dovuto concludere giovedì 27 ottobre con la firma a Bruxelles da parte dei vertici europei e del Canada.

    Ma che cos’è esattamente il Ceta? I negoziati si possono considerare conclusi? Cosa prevede l’accordo? Quali sono i benefici e quali i punti più controversi?

    Il Ceta

    L’acronimo “Ceta” sta per “Comprehensive Economic and Trade Agreement”. Si tratta di un accordo commerciale tra l’Unione europea e il Canada. I negoziati sono cominciati nel 2009, sono durati 5 anni e sono già terminati, ma perché l’accordo entri in vigore è necessario, sul versante europeo, che lo approvino sia i governi che l’Europarlamento di Strasburgo.

    Il Ceta prevede l’eliminazione di una serie di barriere tra le due parti. In sostanza, consiste nell’eliminazione del 98 per cento delle barriere e dei dazi doganali esistenti negli scambi commerciali tra Ue e Canada, la liberalizzazione del mercato dei servizi tra le due sponde dell’Atlantico, e la concessione dell’accesso agli appalti pubblici canadesi alle imprese europee, sia a livello federale che delle amministrazioni locali.

    I vantaggi

    Secondo la Commissione europea, con l’abolizione dei dazi gli esportatori Ue risparmierebbero circa 500 milioni di euro l’anno, e gli scambi commerciali tra l’Unione e il Canada aumenterebbero del 20 per cento. 

    Il Ceta prevede inoltre maggiori protezioni per le produzioni europee: il riconoscimento della tutela delle denominazioni di origine, un punto che avvantaggia molto le imprese italiane nel settore agroalimentare; il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali; l’adeguamento del Canada agli standard europei delle norme sul diritto d’autore e il rafforzamento della protezione della proprietà intellettuale.

    Contrariamente al Ttip, il trattato che l’Unione sta negoziando con gli Stati Uniti (con difficoltà ancor maggiori), il Ceta non inciderà sulle norme ambientali dell’Ue, né su quelle in materia di sicurezza alimentare e tutela dei consumatori. I divieti vigenti sulla carne agli ormoni o sull’uso di Ogm potranno restare in vigore.

    I punti controversi

    L’accordo prevede anche un sistema di risoluzione delle controversie economiche per proteggere “gli investitori stranieri dalle discriminazioni o dal trattamento iniquo da parte dei governi”. È proprio questo il punto su cui si concentra l’opposizione della regione belga.

    La norma che suscita maggiori perplessità, e che ha determinato la bocciatura iniziale della Vallonia, è quella che prevede la creazione di un tribunale di arbitrato extragiudiziale in cui le imprese possono chiamare in giudizio i governi, chiedendo i danni per leggi che comportano un’indebita discriminazione, contraria alle regole dell’accordo. Gli stati non possono fare altrettanto. Il timore è che questa regola metta le basi per una preminenza giuridica delle grandi multinazionali a scapito della sovranità dei governi.

    Secondo alcuni osservatori, l’opposizione del governo vallone era legata in realtà a questioni di politica interna, e sarebbe inoltre determinante la posizione contraria dell’ex primo ministro belga, il socialista vallone Elio Di Rupo, mentore di Magnette. Questa teoria è stata confermata dall’accordo raggiunto il 27 ottobre.

    Conseguenze per l’Ue

    In ogni caso, l’opposizione dei circa 3,5 milioni di abitanti della Vallonia, che rappresentano meno dell’un per cento dei 507 milioni di abitanti dell’Unione europea, ha rischiato di bloccare il volere della maggioranza e ha evidenziato i seri limiti dei processi decisionali all’interno dell’Ue.

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