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    Russia: arrestati e torturati a morte, la nuova ondata di repressione dei gay in Cecenia

    Una manifestazione a Londra contro la repressione dei gay in Cecenia. Credit: Justin Tallis/ Afp
    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 15 Gen. 2019 alle 16:52 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:49

    Nelle ultime settimane una nuova ondata di repressione nei confronti di cittadini gay si è abbattuta in Cecenia. Nella regione russa dal dicembre 2018 due persone sono state torturate a morte, come denuncia Amnesty International. Negli ultimi 10 giorni, a partire dal 28 dicembre 2018, almeno 40 persone sono state arrestate dalle autorità cecene, e sottoposte a maltrattamenti e torture.

    Secondo la denuncia di Amnesty, che cita notizie della Rete Lgbtq russa, le autorità avrebbero distrutto i passaporti per impedire fughe all’estero.

    “Molte persone Lgbti sono ancora traumatizzate dalla purga del 2017, in cui decine di gay vennero sequestrati, torturati e anche uccisi. La notizia che le autorità hanno ripreso la persecuzione è agghiacciante”, ha dichiarato Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale. Qui avevamo raccontato cosa stava succedendo agli omosessuali nel 2017.

    Qui un’intensa testimonianza raccolta da TPI: “Vi racconto perché mi hanno arrestato in Russia e cosa sta succedendo ai gay in Cecenia“.

    Nel febbraio 2017 le autorità cecene avevano lanciato una campagna contro gli omosessuali del paese, con circa 100 arresti. A far luce per primi sulla vicenda sono stati il giornale russo Novaya Gazeta e alcune organizzazioni per la tutela dei diritti umani.

    Numerosissime le testimonianze di uomini ceceni che raccontavano di essere stati rinchiusi dalle forze dell’ordine in strutture di detenzione informali e sottoposti a torture di diversi tipi.

    Il clima di paura e il timore di ritorsioni impedì alle vittime di confessare i soprusi subiti agli investigatori.

    Il 26 maggio Human rights watch ha pubblicato un rapporto per documentare le purghe cecene. Nessuno è stato perseguito per le atrocità commesse contro la comunità Lgbtq, né le autorità hanno mai collaborato alle inchieste avviate per far luce sulle cosiddette “purghe”.

    Le autorità cecene negano le torture e la repressione, sostenendo che è impossibile che gli omosessuali vengano arrestati semplicemente perché non esistono gay in Cecenia. In un’intervista su Hbo, Ramzan Kadyrov, il presidente della Repubblica Cecena, rispondendo alle accuse, aveva detto: “Questo è un nonsense. Non abbiamo quel genere di persone qui. Non ci sono gay. Se ci fossero, portateli in Canada. Lode a Allah”.

    I gay in Cecenia sono considerati diabolici, non umani.

    “Siamo orripilati dalla notizia della morte di almeno due persone a causa delle ferite riportate sotto tortura. Questo significa che altre vite sono a rischio e che occorre una risposta internazionale per proteggere la vita delle persone gay e lesbiche in Cecenia”, ha detto ancora Struthers.

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