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    Cara Mogherini, l’Europa non può restare in silenzio dopo l’attacco chimico di Idlib

    Una ragazza italiana ha scritto una lettera aperta indirizzata a Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue

    Di TPI
    Pubblicato il 4 Apr. 2017 alle 22:30 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:51

    Oggi, probabilmente, sarà un giorno come tanti per la maggior parte dei leader europei che considereranno la portata dell’attacco in Siria tutt’al più come “evento straordinario dettato da esigenze di sicurezza interna”, oppure lo condanneranno, esorteranno l’intervento delle Nazioni Unite – come già fatto da Francia e Regno Unito – ma abbasseranno le mani appena si tratterà di trovare l’effettivo colpevole. 

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    In realtà non è giusto che vadano così le cose, e non è uno dei tanti discorsi buonisti che si sentono in giro che iniziano con un “non sono nessuno per dire questo”. Perché non è così. 

    Sono una cittadina di un ordinamento, prima ancora che internazionale, comunitario e vorrei che ci si impegnasse strenuamente a rispettare o far sì che vengano rispettati i diritti umani di tutti, ed in primo luogo delle persone innocenti. Oggi in Siria sono state utilizzate armi chimiche che hanno portato all’uccisione e alla morte di undici bambini. 

    In realtà questa vuole essere una semplice, banale, triste esortazione a un rappresentate italiano all’interno della comunità europea. 

    Nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito a stragi, invasioni, genocidi, attacchi di cui soltanto dopo abbiamo dovuto pagare il prezzo. Possiamo far qualcosa anche come “Italia”. 

    Siamo uno Stato appartenente alla maggior parte delle organizzazioni internazionali, istituiamo un tribunale ad hoc e conveniamo in giudizio Assad per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, interrompiamo le relazioni commerciali con la Siria e con tutti i paesi che aiutano militarmente Assad, applichiamo altre contromisure se le prime non siano possibili, come embarghi commerciali, interruzione delle relazioni diplomatiche, consolati, etc. 

    Per favore, cerchiamo di sdoganarci da logiche economiche, cerchiamo di guardare prima di tutto al contenuto fondamentale dei diritti che vengono quotidianamente violati, in Siria ma anche altrove. 

    Le armi chimiche sono vietate dalla Convenzione di Parigi del ’93, è uno dei divieti cogenti dell’ordinamento internazionale e, ai sensi dell’art. 94 della Carta delle Nazioni Unite, le sentenze della Corte Internazionale di Giustizia devono essere immediatamente applicate dagli Stati membri che hanno commesso l’illecito.

    Per favore, oltre a portare la questione dinanzi all’Onu, auspicate l’intervento delle Corte di Giustizia, istituite un tribunale penale internazionale ad hoc che possa giudicare riguardo gli innumerevoli crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi in Siria da diversi anni a questa parte, come già fatto per il Ruanda e la ex-Jugoslavia nel ’94 e nel ’93. 

    Per favore, fate qualcosa affinché oggi non resti soltanto un evento triste della storia dell’umanità. 

    Fate qualcosa per migliorare le cose, per noi, per voi, perché la distanza non può impedire di immedesimarci nei panni degli altri, che forse sono anche più innocenti di noi.

    Grazie per l’attenzione,

    Cecilia Campisi

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