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    La capitale del Sudafrica potrebbe diventare la prima grande città al mondo a restare senza acqua

    STR/AFP

    Il 22 aprile Città del Capo potrebbe chiudere i rubinetti a causa della siccità, diventando la prima grande città a prosciugare le proprie falde acquifere

    Di Noemi Valentini
    Pubblicato il 12 Gen. 2018 alle 19:46 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:07

    Città del Capo, la capitale del Sudafrica, sta per diventare la prima grande città del mondo a prosciugare completamente le proprie falde acquifere.

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    A settembre 2017 è finita la stagione delle piogge dell’anno più secca dell’ultimo secolo, ed ormai è chiaro che l’acqua nei bacini che riforniscono la città non basterà per soddisfarne il fabbisogno fino a maggio, quando ricomincerà a piovere.

    Il 22 aprile 2018 scatterà quindi il Day Zero, cioè il giorno in cui la capacità dei bacini scenderà sotto il 13,5 percento e la città chiuderà i rubinetti.

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    Da quel momento in poi, i suoi quasi quattro milioni di abitanti potranno accedere all’acqua solo recandosi in uno dei duecento punti di distribuzione sparsi per la città.

    Nonostante la città sia corsa ai ripari per posticipare il più possibile la data fatidica, costantemente monitorata da questo sito internet, il Day Zero anticipa il suo arrivo di giorno in giorno.

    Secondo il New York Times, infatti, a metà dicembre 2017 (quando i bacini erano ancora al 33 percento) la chiusura dei rubinetti era prevista per il 29 aprile 2018.

    Anthony Turton, professore del Centro di gestione ambientale della University of the Free State, ha affermato che la città è in piena emergenza.

    La secchezza del 2017 non è la sola responsabile: si aggiunge a due inverni consecutivi senza piogge.

    Secondo Tourton è rarissimo che si verifichino siccità pluriennali di questo tipo: accade circa una volta ogni mille anni. Nessuna città quindi è attrezzata per affrontare efficacemente una simile crisi.

    A peggiorare la situazione, più del 25 percento dell’acqua si perde nelle infrastrutture, ormai usurate dal tempo.

    La società civile di Città del Capo si è mossa a più livelli per evitare la catastrofe, ma fatica a tenersi sotto la soglia di consumo ideale di 500 milioni di litri d’acqua al giorno.

    Un primo razionamento prevede che ogni abitante usi massimo 87 litri d’acqua al giorno (per intenderci, tenere la doccia aperta per un minuto significa utilizzarne circa 15 litri), e l’amministrazione cittadina consiglia di lavarsi velocemente, tenendo i rubinetti aperti per massimo due minuti, e posizionare un secchio nella doccia al fine di raccogliere l’acqua.

    Questa può essere riciclata ed utilizzata al posto degli sciacquoni, estremamente dispendiosi in termini di risorse idriche, secondo il motto “se è gialla lascia a galla”, affisso nei bagni di moltissimi locali della capitale.

    Le siccità potrebbe spaventare i turisti, che normalmente si recano a Cape Town per ammirarne gli splendidi paesaggi costieri.

    Per prevenire un crollo del turismo, che da solo produce il 9,4 percento del PIL, la città ha lanciato la campagna SAVE LIKE A LOCAL in cui fornisce consigli per i viaggiatori (che vengono informati della situazione grazie ad annunci e manifesti affissi in aeroporto) su come evitare gli sprechi ed aiutare la popolazione locale.

    Anche gli hotel, che si stanno dotando di attrezzature green come rubinetti a flusso ridotto e timer nelle docce, forniscono utili informazioni agli avventori già al momento della prenotazione online.

    Se tutte le misure in atto riuscissero ad avere la l’efficacia desiderata, il Day One potrebbe slittare fino alla prossima stagione delle piogge, permettendo a Città del Capo di sfuggire al rischio prosciugamento.

    Purtroppo questa non sembra un’ipotesi verosimile, e la città potrebbe essere costretta a procedere nel suo piano in tre fasi di gestione della totale mancanza di acqua.

    Secondo un rapporto del WWF, nel 2030 la domanda di acqua in Sudafrica supererà l’offerta del 17 per cento, e questo dato sembra destinato a peggiorare a causa del cambiamento climatico: l’attuale ondata di siccità non durerà per sempre, ma i dati sul clima indicano un probabile aumento nella frequenza degli inverni secchi.

     

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