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    I cani capiscono davvero il significato delle parole

    Un gruppo di scienziati ha sottoposto a risonanza magnetica il cervello di 13 cani addestrati, per capire cosa succede al loro cervello quando avvertono stimoli vocali

    Di TPI
    Pubblicato il 30 Ago. 2016 alle 18:12 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:16

    I cani comprendono per davvero il significato delle parole degli esseri umani. A sostenerlo è la prestigiosa rivista ScienceIn un esperimento, primo al mondo nel suo genere, un gruppo di scienziati ungheresi ha sottoposto a risonanza magnetica il cervello di 13 cani addestrati, per capire cosa succede al loro cervello quando avvertono stimoli vocali.

    Hanno scoperto che il cervello dei cani analizza il linguaggio in una maniera simile a quella degli uomini, con l’emisfero destro che elabora le emozioni e l’intonazione, mentre l’emisfero sinistro il significato delle parole.

    Quello che è ancora più interessante, i cani rispondevano alle richieste dell’addestratore se le parole e l’intonazione erano positive, mentre parole senza significato pronunciate con un tono incoraggiante o parole con un preciso significato espresse in tono neutro non ottenevano il medesimo risultato.

    La risonanza magnetica ha mostrato che l’emisfero sinistro si attivava solo quando il cane udiva parole con un significato e non con parole senza senso, l’emisfero destro quando il tono dell’intonazione non era neutro.

    “Il cervello dei cani presta attenzione a quello che diciamo e al modo in cui lo diciamo. Ad esempio una lode fatta dall’addestratore è compresa solo se il cervello collega il significato della parola con l’intonazione”, spiega uno dei ricercatori dell’Università Eotvos Lorand di Budapest che ha condotto l’esperimento, il neuroscienziato Attila Andics.

    La ricerca sembra quindi contraddire l’idea che il cane comprenda solo il tono di voce del padrone e non quello che viene detto.

    “La capacità di analizzare le parole, che pensavamo appartenere solo agli uomini è condivisa con altre specie. Quello che li distingue è solo l’invenzione delle parole”, sostiene il neuroscienziato.

    Un cane nella clinica neurologica di Budapest. Credit: Bernadett Szabo

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