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    Alcuni ex dipendenti di Facebook e Google hanno lanciato una campagna contro l’abuso della tecnologia da parte dei bambini

    I social network producono individui isolati e azzerano le relazioni.

    A quanto pare l’infelicità è legata a doppio filo con la tecnologia, quindi gli stessi uomini che hanno contribuito alla creazione dei social media, ora gli si sono schierati contro

    Di Camilla Palladino
    Pubblicato il 9 Feb. 2018 alle 11:50 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:23

    Da alcuni dati di Monitoring The Future è recentemente emerso che gli adolescenti che passano il proprio tempo libero all’aria aperta, escono con gli amici, praticano qualche sport, svolgono servizi di volontariato o religiosi, fanno i compiti o leggono, sono i più felici.

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    Al contrario, i ragazzi che spendono la maggior parte del loro tempo su internet, giocando al computer, usando i social network, scrivendo messaggi o comunicando attraverso video chat, guardando la televisione, sono molto più infelici dei primi.

    A quanto pare, dunque, l’infelicità è legata a doppio filo con la tecnologia, considerato soprattutto il fatto che tra il 2006 e il 2016 il tempo che passiamo online è raddoppiato e l’82 per cento degli adolescenti usa i social network tutti i giorni, cioè il 51 per cento in più rispetto al 2008.

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    Alla luce di questi preoccupanti dati, un gruppo di esperti di tecnologia della Silicon Valley, che lavoravano in aziende come Facebook e Google, ha fondato un’organizzazione per sensibilizzare le persone – e soprattutto i più giovani – a quelli che, secondo loro, sono gli effetti negativi dei social media.

    Vengono definiti “outsider” della Silicon Valley, gli stessi uomini che fino a poco tempo fa ne facevano parte, e che hanno in prima persona contribuito a creare ciò contro cui ora combattono.

    E per arginare i danni dei social media, hanno creato il Center for Humane Technology, con il quale hanno iniziato una campagna chiamata The Truth About Tech e finanziata in parte da 7 milioni dollari ricevuti dal gruppo no profit Common Sense Media, che contribuirà a far avanzare il movimento in tutto il paese.

    A finanziare parte della campagna sono state anche altre due aziende: Comcast e DirecTV hanno donato circa 50 milioni di dollari.

    La campagna Truth About Tech, che sarà modellata sul successo delle crociate contro il fumo, si concentrerà su 55mila scuole pubbliche per spiegare a studenti, genitori e insegnanti i preoccupanti effetti collaterali dell’uso esagerato della tecnologia, come la depressione, che sta diventando sempre più comune nei bambini americani.

    Leggi anche: Cos’è che ci sta rendendo tutti sempre più infelici

    L’obiettivo finale è l’educazione dei giovani ai nuovi media e una discussione sui loro pericoli, con l’aiuto anche dei poteri lobbistici, che hanno proposto due nuove leggi rispettivamente in California e in Massachusetts: una prevede lo svolgimento di una ricerca sull’impatto della tecnologia sulla salute dei bambini, l’altra vuole proibire l’utilizzo dei bot non identificabili.

    Il gruppo è guidato dall’ex dipendente di Google Tristan Harris e, tra gli altri grandi nomi, conta l’ex manager della comunicazione di Apple e Google Lynn Fox, un ex manager operativo di Facebook Sandy Parakilas e Justin Rosenstein, responsabile di aver creato il pulsante “like” sui social media.

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