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    Il 29 gennaio il Parlamento britannico vota il piano B di Theresa May sulla Brexit

    Credit: Daniel Leal Olivas/ Afp
    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 17 Gen. 2019 alle 15:15 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:03

    Il 29 gennaio il parlamento britannico si riunisce per la seconda volta per votare l’accordo sulla Brexit, dopo la bocciatura del 15 gennaio.

    Theresa May ha due settimane di tempo per presentare alla Camera dei comuni un piano B sulla Brexit. Lo ha annunciato la ministra britannica per i Rapporti con il Parlamento, Andrea Leadsom, precisando che la premier, Theresa May, presenterà lunedì 21 gennaio di fronte ai deputati “una dichiarazione e una mozione” sui prossimi passi del governo nel percorso di uscita dall’Ue.

    La mozione verrà quindi discussa il 29 gennaio per un’intera giornata dai parlamentari riuniti.

    Il negoziato con i laburisti

    Il leader dell’opposizione Jeremy Corbyn, che aveva rifiutato inizialmente di sedersi al tavolo con la premier e negoziare un accordo, ha detto di essere pronto a un incontro se May escluderà ogni ipotesi di No deal.

    Corbyn chiede l’annullamento dei preparativi per affrontare un’uscita dall’Ue senza accordo. Corbyn propone inoltre un “accordo migliore”: un’unione doganale Ue-Gran Bretagna più completa e un forte accordo per un mercato unico.

    “Una nuova unione doganale è parte di una soluzione, appoggiata dalla maggior parte del business e dei sindacati e che credo possa creare una maggioranza ai Comuni”.

    Il secondo referendum

    Alcuni parlamentari Tory, contrari alla linea della premier Theresa May sulla Brexit, e a favore di un referendum bis hanno istituito un comitato per portare avanti la campagna “Diritto a votare”, che chiede di dare ai cittadini l’ultima parola sul divorzio dall’Ue. Il comitato avrebbe l’appoggio di diversi ministri. Tra i presenti all’evento, vi erano i deputati Heidi Allen, Sarah Wollaston, Anna Soubry, Dominic Grieve, Justine Greening, Phillip Lee e Sam Gyimah.

    Sostenere una campagna per tornare alle urne è “molto difficile” per alcuni Tory, perché “siamo stati noi a creare questo caos”, sostengono alcuni conservatori.

    Il leader laburista Jeremy Corbyn ha detto che un secondo referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Ue rimane una “opzione”. “Se il governo resterà intransigente”, a non indire elezioni e a non escludere una Brexit senza accordo, il Labour guarderà ad altre opzioni, compreso il ricorso “al voto popolare”, anche se la possibilità di un secondo referendum dovrebbe essere vista come l’ultima spiaggia, ha aggiunto.

    “Tutte le opzioni rimangono sul tavolo data la gravità della crisi, sarebbe sbagliato escluderne qualcuna”. Corbyn ha poi assicurato che la preferenza del Labour è per un accordo, con i termini già elencati.

    La posizione della Commissione europea

    L’ipotesi del No deal sta diventando sempre più probabile secondo la Commissione europea, che ha deciso di inviare il suo vice-segretario generale a fare un “tour delle capitali” per discutere con gli Stati membri dell’avanzamento dei preparativi per un’uscita del Regno Unito senza accordo.

    Il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker e il primo ministro britannico Theresa May sono rimasti in contatto in queste ore: “Non si sono parlati ma sono rimasti in contato via sms”, ha detto la portavoce.

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