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    Brexit è stata scelta come parola dell’anno

    Il dizionario inglese Collins ritiene che il termine sia il contributo più importante della politica alla lingua inglese negli ultimi 40 anni, dopo "Watergate"

    Di TPI
    Pubblicato il 4 Nov. 2016 alle 12:21 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:50

    I cittadini britannici l’hanno invocata, temuta, contestata e adesso stanno aspettando di vedere i suoi effetti. La Brexit ha dominato buona parte del dibattito politico del Regno Unito negli scorsi mesi, a partire dalla campagna elettorale che ha portato al noto esito del referendum del 23 giugno 2016 in favore dell’uscita del paese dall’Unione europea.

    Ma la Brexit è stata anche oggetto di dibattito negli altri paesi europei e ancora oggi domina le pagine dei giornali internazionali con la notizia della decisione dell’Alta Corte britannica che impone una votazione parlamentare per avviare il procedimento di recesso dall’Ue previsto dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona.

    Per queste ragioni, l’editore del dizionario inglese Collins ha scelto la parola “Brexit” come vocabolo dell’anno 2016, preferendola ad altre parole come “trumpism” – che indica le politiche promosse dal politico statunitense Donald Trump – e “hygge” – un concetto di origine danese che indica atmosfere accoglienti e conviviali che promuovono il benessere.

    Anche se la parola fa il suo ingresso ufficiale nel vocabolario inglese quest’anno, il primo utilizzo della parola Brexit è stato registrato nel 2013. Da allora l’uso della parola è aumentato di oltre il 3.400 per cento questo anno, con l’avvicinarsi del referendum di giugno.

    Questo incremento non ha precedenti, secondo l’editore, da quando è iniziato il monitoraggio nell’uso delle parole.

    “Brexit è senza dubbio il contributo più importante della politica alla lingua inglese da oltre 40 anni, da quando lo scandalo Watergate ha fornito ai commentatori e ai comici il suffisso ‘-gate’ per rendere qualsiasi incidente o scandalo infinitamente più interessante”, ha detto Helen Newstead, responsabile di Collins al quotidiano britannico Guardian.

    Anche nel caso di Brexit si è assistito a una diffusione del suffisso, o talvolta del prefisso, in altri contesti. Alcuni esempi sono “bremain” – per indicare la preferenza per il remain nell’Ue – e “bremorse” – utilizzato per indicare il ripensamento dei britannici dopo il voto.

    Il termine ha anche ispirato una serie di giochi di parole, come “BrexPitt” o “Bradxit” sulla fine del matrimonio tra Angelina Jolie e Brad Pitt, “Mexit“, per il ritiro del calciatore Lionel Messi dall’Argentina.

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