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    L’ex presidente brasiliano Lula sarà processato per corruzione e riciclaggio di denaro

    L'ex presidente è accusato di avere accettato tangenti per oltre un milione di dollari nell’ambito dell’inchiesta sul caso Petrobras

    Di TPI
    Pubblicato il 21 Set. 2016 alle 14:21 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:31

    L’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva è stato rinviato a giudizio e sarà processato per corruzione e riciclaggio di denaro sporco, nell’ambito dell’inchiesta sul caso Petrobras.

    Secondo l’accusa Lula durante la presidenza era a capo del vasto sistema corruttivo dal valore stimato in oltre 2 miliardi di dollari ed avrebbe ricevuto oltre un milione di dollari in tangenti.

    Lula era già stato accusato in agosto di ostruzione nelle indagini.

    L’ex presidente brasiliano nega qualsiasi coinvolgimento e sostiene che le accuse sono motivate politicamente.

    “Sono triste. È una farsa, una menzogna. Quello che sta davvero succedendo è un tentativo di abbattermi, ma questo mi motiva ulteriormente a uscire tra la gente e parlare di più”, è stato il suo commento.

    Il giudice Sergio Moto, che si occupa del processo Lava Jato, l’inchiesta sullo scandalo Petrobras, ha detto che “ci sono prove sufficienti delle responsabilità di Lula”.

    L’ex presidente brasiliano secondo i procuratori avrebbe riciclato attraverso l’acquisto e i lavori di ristrutturazione di un appartamento al mare il denaro ricevuto illegalmente come tangente.

    L’appartamento era stato costruito con i soldi della compagnia petrolifera implicata nello scandalo.

    Decine di politici e di dirigenti sono stati arrestati e condannati nell’ambito dell’inchiesta avviata due anni fa.

    Lo scandalo Petrobras, paragonabile a Mani Pulite in Italia, è stato anche la causa della destituzione poche settimane fa di Dilma Rousseff, scelta da Lula come successore e messa in stato d’accusa dal parlamento per aver nascosto falle nel budget per favorire il suo partito, scatenando l’ira degli elettori che vivono la peggior crisi economica del Brasile dagli anni Trenta.

    Il mito di Lula in bilico

    Il declino di Lula e del Partito dei lavoratori, da lui fondato negli anni Ottanta, è stata drammatica. Il giovane leader del sindacato che guidò gli scioperi di massa contro il regime brasiliano, contribuendo alla sua caduta, fu eletto presidente nel 2002, dopo tre campagne elettorali fallite.

    Primo rappresentante delle classi popolari alla presidenza della nazione, le politiche sociali di Lula permisero a milioni di brasiliani di uscire dalla povertà. Quando terminò il doppio mandato nel 2010, con un tasso di gradimento dell’83 per cento degli elettori, Lula consegnò a Rousseff un paese con una crescita del 7,5 per cento annuo.

    Ma due anni dopo, iniziò a diventare pubblica l’inchiesta Petrobras, e tra le indagini dei magistrati e le fughe di notizie, la sua figura comincò a vacillare, mentre i brasiliani diventati classe media iniziavano a mostrare insofferenza per le politiche di sinistra del Pt, mentre la crisi economica faceva sentire i suoi effetti.

    In molti hanno iniziato a dubitare che Lula non sapesse nulla del diffusissimo sistema corruttivo istituzionalizzato intorno al colosso petrolifero Petrobras.

    Tuttavia, recenti sondaggi mostrano che il Pt e Lula sono ancora i favoriti nelle prossime elezioni parlamentari. A meno che le nuove accuse non siano un colpo troppo duro da sostenere anche per il mito di Lula.

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