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    Colombia, autobomba a Bogotà: 21 morti e 68 feriti, Eln rivendica

    Credit: Juan Barreto/ Afp
    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 21 Gen. 2019 alle 07:39 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:47

    Un’autobomba è esplosa a Bogotà, la capitale della Colombia, nei pressi della scuola di polizia il 17 gennaio 2019.

    Nell’esplosione hanno perso la vita 21 persone e altre 68 sono rimaste ferite, secondo quanto riportato dai media locali.

    L’attentatore, che la Procura ha identificato come Jose Aldemar Rojas Rodriguez, ha colpito la scuola ufficiali General Francisco de Paula Santander durante una cerimonia per i cadetti: è entrato nella struttura a bordo di un furgone carico di 80 chili di esplosivo.

    Due giorni dopo l’attentato,  i guerriglieri colombiani dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) hanno rivendicato l’attentato. “L’operazione condotta contro queste strutture e queste truppe è lecita nel quadro del diritto alla guerra, non c’ stata vittima non combattente”, ha dichiarato la direzione nazionale dell’Eln sul suo sito web.

    L’ex presidente colombiano, Alvaro Uribe Velez, ha postato un messaggio su Twitter esprimendo “dolore”.

    “Tutti i colombiani respingono il terrorismo e siamo uniti nel combatterlo”, ha affermato il presidente Ivan Duque, annunciando di aver ordinato rinforzi alle frontiere e sulle strade principali.

    “Ho anche richiesto che sia data priorità alle indagini per identificare la mente di questo attacco terroristico e i suoi complici”.

    Il bilancio dei morti, ha precisato il presidente, è destinato ad aumentare con il passare delle ore: intanto sono stati dichiarati tre giorni di lutto nazionale.

    Secondo i media locali si tratta del peggior attentato avvenuto nella capitale colombiana dal 2003, quando i miliziani delle Farc fecero esplodere un’auto-bomba uccidendo 36 persone.

    L’attentato del 17 gennaio quindi non è il primo che colpisce la capitale colombiana: gli ultimi episodi risalgono al 2017, quando i militari dell’Esercito di liberazione nazionale (ELN) rivendicò un attacco contro una pattuglia di polizia in cui perse la vita un agente nel quartiere La Macarena.

    Nello stesso anno un altro attacco in un centro commerciale causò la morte di tre persone, mentre altri rimasero feriti. In quell’occasione il governo diede la colpa al Movimento rivoluzionario del popolo.

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