Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    Il blog del governo egiziano contro i media stranieri

    Il ministero degli Affari Esteri egiziano ha dato vita a un nuovo blog per segnalare le notizie imprecise trasmesse dai media stranieri sul Paese, tra le altre cose

    Di TPI
    Pubblicato il 27 Ago. 2015 alle 21:13 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:18

    Il ministero degli Affari Esteri dell’Egitto ha lanciato un nuovo blog di politica internazionale in lingua inglese, che secondo quanto riporta la testata egiziana indipendente Mada Msr avrebbe lo scopo, tra le altre cose, di segnalare le notizie considerate inaccurate sulla situazione politica del Paese trasmesse dai media stranieri. 

    Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry a tal proposito ha dichiarato che il blog rappresenta una “piattaforma ufficiale” per tutti coloro che sono interessati alla politica estera dell’Egitto. “A testimonianza della franchezza di questo sito, abbiamo fatto sì che i contributi pubblicati riportino i nomi reali dei loro autori, i quali saranno gli unici responsabili dei loro stessi contenuti”.

    “Questo blog è anche un utile strumento per superare le politiche editoriali labirintiche dei principali media internazionali, nel tentativo di fornire una narrazione più oggettiva sugli avvenimenti dell’Egitto a tutti coloro che non si accontentano di una verità parziale”, ha continuato Shoukry.

    L’attuale clima di instabilità politica in Egitto è particolarmente influenzato dal fatto che in soli quattro anni nel Paese hanno avuto luogo due rivoluzioni: nel 2011 scoppiò un’insurrezione che pose fine al regime dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, mentre nel 2013 l’esercito nazionale eseguì un colpo di stato contro il neoeletto Mohamed Morsi.

    Secondo quanto riporta la testata Mada Msr, un portavoce del ministero egiziano avrebbe inoltre dichiarato che il sito serve a “sminuire le campagne mediatiche diffamatorie adottate da alcuni media stranieri in riferimento alle questioni politiche, economiche e di sicurezza del Paese”.

    Tali affermazioni si riferirebbero in particolare a un articolo pubblicato lo scorso 16 agosto dall’emittente americana Cnn in merito al rapimento di un ostaggio croato da parte dell’Isis in Egitto, nella penisola del Sinai, nella parte nord-orientale del Paese. Il report di Cnn sarebbe fuorviante perché lontano dal livello di “oggettività, professionalità e onestà”, tutte caratteristiche che dovrebbero appartenere di natura a una testata internazionale.

    Il ministero avrebbe anche criticato aspramente l’ong internazionale Human Rights Watch, che si occupa della difesa dei diritti umani, giudicandola “diffidente e politicizzata”, in seguito alla pubblicazione di un rapporto in cui si denuncia il fatto che le autorità egiziane non hanno ancora indicato i colpevoli del massacro di piazza Rabaa al-Adawiya, al Cairo, la capitale del Paese. Qui, nell’agosto 2014, oltre 800 manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza del Paese mentre protestavano contro l’attuale presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi.

    Resta il fatto che secondo quanto ha riferito alla testata Mada Msr Janis Grimm, un ricercatore sul Medio Oriente e Nord Africa presso l’Istituto tedesco per gli affari internazionali e di sicurezza, qualsiasi tentativo di “scambio critico” di informazioni tra le persone che navigano sul blog potrebbe essere funzionale al rafforzamento delle relazioni estere del Paese.

    Al tempo stesso la testata Mada Msr non fa mistero del fatto che il blog non avrà effetti significativi sulla popolazione fino a ché i suoi contenuti non verranno tradotti in lingua araba, in modo da permettere la lettura dei commenti più critici e controversi anche alle persone che non parlano inglese.

    Con 18 giornalisti egiziani detenuti in carcere – il più alto numero mai registrato nella storia dell’Egitto – il Comitato per la protezione dei giornalisti, un’organizzazione no-profit che si occupa di promuovere la libertà di stampa nel mondo, ha dichiarato che i media nel Paese operano in un clima particolarmente repressivo, e la minaccia dell’incarcerazione spesso verrebbe utilizzata come mezzo per censurare le voci critiche nei confronti del governo.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version