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    Black out dei media nel Kashmir indiano per sedare le proteste

    Le autorità indiane hanno chiuso i giornali e i network televisivi e stabilito un coprifuoco per scongiurare ulteriori proteste dei separatisti

    Di TPI
    Pubblicato il 16 Lug. 2016 alle 13:45 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:19

    Le autorità della porzione di Kashmir sottoposta all’amministrazione indiana hanno preso il controllo dei giornali e hanno chiuso le Tv via cavo sabato 16 luglio 2016 nel tentativo di sedare le tensioni nella regione dove di recente ci sono state proteste violente per l’uccisione di un comandante dei separatisti da parte delle forze di sicurezza.

    Circa 36 persone sono state uccise e oltre tremila ferite, per lo più dal fuoco della polizia, nella peggiore esplosione di violenza da sei anni a questa parte in un territorio conteso tra l’India e il Pakistan.

    Lo stato di Jammu e Kashmir ha già imposto un coprifuoco e bloccato i servizi di telefonia mobile per impedire alle persone di riunirsi in strada e inscenare ulteriori proteste per l’omicidio del leader separatista ventiduenne Burhan Wani avvenuto la settimana scorsa.

    “Il giro di vite è stato reso necessario in quanto i canali pakistani hanno lanciato una campagna per fomentare problemi”, ha dichiarato un ministro del governo di Jammu e Kashmir. “Alcuni giornali hanno sensazionalizzato la violenza. Decideremo se riaprirli dopo il 18 luglio”, ha aggiunto.

    L’editore del Greater Kashmir, il quotidiano locale più diffuso, Abdul Rashid Mukhdoomi ha riferito che la polizia ha compiuto un raid sui locali di stampa alle due del mattino e “ha portato via tutti i giornali stampati e bloccato le stampe in corso”.

    “Non ci è stato consegnato alcun mandato in base al quale la stampa e circolazione del giornale dovessero essere interrotte”, ha dichiarato Mukhdoomi.

    Intanto, i canali della Tv via cavo in tutta la regione rimangono oscurati. Amjad Noor, proprietario di un network locale ha riferito che la polizia gli ha intimato di interrompere la programmazione la notte scorsa.

    Venerdì, i leader separatisti hanno invocato uno sciopero di 72 ore e ulteriori proteste contro l’uccisione di civili. Inoltre, hanno detto di appoggiare l’invito del Pakistan a osservare un giorno di lutto il 19 luglio.

    Il primo ministro pakistano Nawaz Sharif ha riferito di essere scioccato dall’uccisione di Wani e dei civili. Il ministro degli Esteri indiano ha invece dichiarato di essere turbato dal tentativo del Pakistan di interferire in questioni interne.

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