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    Benvenuti a Nueva Jerusalén

    Una comunità cattolica guidata da visioni apocalittiche, ora divisa tra radicali e progressisti

    Di Marco Dalla Stella
    Pubblicato il 16 Lug. 2013 alle 09:21 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:24

    C’è un città in mezzo al deserto dove gli uomini non possono portare i capelli lunghi e alle donne è proibito indossare pantaloni. I giovani non possono tenersi per mano, radio e televisione sono bandite così come qualsiasi bevanda alcolica.

    Le uniche letture lecite sono quelle approvate dalle autorità religiose. Tutti devono partecipare alle quattro funzioni giornaliere e il gioco del calcio è vietato, dato che la forma sferica del pallone, che richiama la Terra, lo renderebbe pratica demoniaca. Recentemente, gli scontri tra l’ala moderata e quella radicale hanno portato all’incendio delle uniche due scuole pubbliche. In tutta risposta il governo statale ha inviato l’esercito. Benvenuti a Nueva Jerusalén, Messico.

    A poco più di cinque ore di automobile dalla capitale, nel mezzo dello stato di Michoacán, si trova questa comunità cattolica non riconosciuta dal Vaticano. Fu fondata nel 1973 dopo che un’anziana contadina (ribattezzata Mama Salomé) ebbe una visione della Vergine del Rosario, che le ordinò di costruire un luogo di salvezza per l’umanità in vista della fine del mondo, attesa per il 1980.

    L’allora parroco della vicina San José de Pururán, Nabor Cárdenas Mejorada (il “prescelto” dalla Santissima), sotto la guida delle visioni di Mama Salomé, divenne il leader politico e spirituale del nuovo insediamento. Rapidamente in tutto il Messico si diffuse la notizia dell’apparizione della Madonna e migliaia di fedeli e semplici curiosi accorsero nella piccola cittadina. Molti di loro finirono per stabilirvisi in via permanente, convinti del fatto che questo gli avrebbe garantito loro l’85 per cento della salvezza eterna. Il restante 15 per cento, invece, era da conquistarsi con la vita cristiana e con il lavoro manuale.

    La cittadina crebbe velocemente. Furono edificate chiese ad ogni angolo e venne innalzato un faro, simbolo del porto di salvezza che avrebbe illuminato l’umanità intera. La manodopera veniva fornita dagli stessi fedeli, poiché ogni mattone poggiato aveva il potere di assolvere un peccato e favorire così l’accesso al regno dei cieli.

    Quando la fatidica data arrivò, la mancata fine del mondo venne giustificata proprio grazie alla costruzione della comunità e alla cieca obbedienza dei suoi fedeli. L’appuntamento con l’Apocalisse era però soltanto rimandato: l’intercezione della Vergine del Rosario bastava solo a procrastinarlo e la nuova data venne spostata al 1988.

    Questo meccanismo funzionò fino all’arrivo del nuovo millennio; ogni qual volta che un’Apocalisse annunciata non si concretizzava il merito andava a Papà Nabor e alla mediazione dei veggenti. A oggi sono stati tre i successori di Mamà Salomé, morta nel 1981. Tra questi spicca l’azione del controverso Papà Agapito (veggente tra il 1991 ed il 2008), che convinse la comunità di avere un dialogo diretto con Lazaro Cardenas (eroe della Rivoluzione messicana) il quale avrebbe ordinato loro, fino ad allora lontani dalle questioni politiche, di votare Pri (il partito dell’attuale presidente Peña Nieto). Nonostante le accuse di stupro e corruzione, Agapito riuscì negli anni a esercitare una notevole influenza su Papà Nabor, ormai gravemente debilitato dal Parkinson.

    La morte di Nabor, avvenuta nel 2008, portò alla luce una polveriera pronta ad esplodere. La comunità si divise in due fazioni: una più radicale, fedele al vescovo Martín de Tours, e un’altra più progressista che chiedeva l’apertura del paese alla modernità. Negli anni i confronti, anche violenti, tra le due fazioni sono cresciuti per numero e intensità, fino all’episodio dell’estate scorsa.

    All’alba del 22 luglio 2012, poche settimane prima dell’inizio dell’anno scolastico, diversi fedelissimi di Martin de Tours attaccarono gli edifici scolastici costruiti dalla comunità laica e da poco terminati, prima demolendoli e poi incendiandoli. Al loro comando c’era Cruz Cardenas, allora responsabile della sicurezza di Nueva Jerusalén, che considerava quelle scuole un attentato “contro la volontà della Vergine”.

    Un anno dopo, la situazione nella comunità resta tesa. Sebbene gli scontri tra le fazioni siano diminuiti, con l’inizio del nuovo anno scolastico si teme un riacutizzarsi delle tensioni. Le scuole sono state ricostruite e Cruz Cardenas processato per le azioni di violenza.

    Martin de Tours e i suoi fedeli stanno ancora attendendo che da un giorno all’altro arrivi la fine del Mondo. Margarita Warnholtz, vicedirettrice della Scuola Nazionale di Antropologia e Storia di Città del Messico, teme che uno shock culturale esterno potrebbe provocare ulteriori violenze o scaturire addirittura in un suicidio collettivo. Il mondo, a Nuova Gerusalemme, potrebbe finire prima che altrove.

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