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    Il bambino di quattro anni condannato all’ergastolo in Egitto

    Le autorità egiziane hanno chiarito che si trattava di un caso di omonimia. Il bambino imputato all'epoca dei fatti aveva 16 mesi.

    Di TPI
    Pubblicato il 25 Feb. 2016 alle 09:16 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:16

    Un bambino egiziano di quattro anni era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di quattro persone. Ma le autorità egiziane hanno chiarito che si trattava di uno scambio di identità. 

    Ahmed Mansour Qurany era stato condannato il 16 febbraio insieme ad altre 115 persone coinvolte in una serie di omicidi nelle proteste del 2014 nella città di Fayoum, in seguito alla deposizione del presidente Morsi, ma all’epoca dei fatti in questione Ahmed aveva poco più di un anno. 

    La sentenza era stata emessa da un tribunale militare. Il padre del bambino, prima che le autorità chiarissero l’equivoco dello scambio di identità, era apparso in televisione, intervistato al talk show Al-Ashara Masaan. La sentenza aveva provocato diffuse proteste in Egitto.

    Uno studente di 16 anni di nome Ahmed Mansour Qurany Sharara era stato coinvolto nelle indagini sugli omicidi e avrebbe forse dovuto essere lui quello condannato al posto del suo omonimo di quattro anni.

    “Se è vero che si trattava di un errore di persona, perché sono venuti ad arrestare il bambino? Perché la sicurezza non ha arrestato l’imputato vero in quel momento?”, ha detto Mahmoud Abu Kaf, l’avvocato difensore della famiglia.

    “La maggior parte dei casi giudiziari si basano su indagini senza nessuna prova tangibile. Abbiamo visto casi in cui gli imputati erano deceduti anni prima dell’evento o si trovavano in prigione mentre succedeva il fatto per cui erano accusati”. 

    Un avvocato di Human Rights Watch ha raccontato che quando il padre ha detto alla polizia che la persona che erano venuti ad arrestare aveva solo quattro anni, non era stato creduto. La polizia allora aveva arrestato lui stesso, tenendolo in custodia per quattro mesi. 

    Secondo il vice direttore di Human Rights Watch per il Medio Oriente, Joe Stork, il caso “esemplifica la banalità della repressione in Egitto oggi”. Non è ancora stato chiarito cosa succederà al bambino adesso. 

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