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    Ad Aleppo funzionano solo 11 ambulanze per 250mila persone

    La drammatica testimonianza di Hasan al-Humsi, un giovane autista siriano che racconta la quotidiana lotta per riuscire a salvare vite umane nei quartieri devastati

    Di TPI
    Pubblicato il 12 Ott. 2016 alle 15:48 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:00

    Hasan al-Humsi ogni giorno guida la sua ambulanza fra le strade polverose dei quartieri orientali di Aleppo, sotto i continui bombardamenti.

    Il giovane siriano racconta cosa significa soccorrere un ferito, estrarre dei corpi da sotto le macerie, consapevole di rischiare la propria vita e di rimanere ucciso sotto il crollo di un edificio o per colpa dei frammenti delle bombe sganciate dal cielo. Hasan racconta anche cosa voglia dire ritrovare il corpo senza vita di un bambino fra le braccia inerti dei suoi genitori. 

    “Queste morti di donne e bambini sono l’unica sconfitta. Il momento più duro è quando senti un bambino ferito piangere da sotto le macerie. È veramente difficile. Ma continuiamo e sopportiamo, perché i nostri sforzi sono per queste persone, per queste anime”, racconta l’uomo che accetta di farsi intervistare da Medici senza frontiere (Msf). 

    Nella parte orientale di Aleppo sono rimaste in funzione solo 11 ambulanze per 250mila residenti e le strutture dislocate nell’area non sono tutte adeguate ad accogliere i feriti. 

    Secondo i dati diffusi dall’organizzazione, i pochi ospedali siriani rimasti in piedi accolgono e curano in media 86 feriti al giorno. 

    Nell’ultimo mese, rende noto Msf, sono state colpite e danneggiate dai continui attacchi aerei almeno cinque ambulanze mentre otto risultano fuori uso e hanno bisogno di riparazioni essenziali. 

    Il bilancio dei frequenti raid aerei è piuttosto pesante: dall’inizio dell’assedio a partire dal mese di luglio fino a oggi, le strutture ospedaliere dislocate ad Aleppo sono state colpite almeno 23 volte. Non solo. A farne le spese anche i mezzi di soccorso mobili, come appunto le ambulanze colpite in maniera indiscriminata. 

    Intanto, la conta degli ospedali danneggiati continua a crescere. L’ultimo episodio risale a martedì 11 ottobre con un’altra clinica distrutta da un bombardamento, come ha riferito il capo missione di Msf in Siria, Carlos Francisco. 

    La carenza di mezzi di soccorso rende ancora più difficile raggiungere e prestare le prime cure ai feriti, o recuperare le vittime da sotto le macerie. A ciò si aggiungono i regolari attacchi doppi.

    “Appena le équipe di soccorso raggiungono l’area colpita, gli aerei da combattimento attaccano lo stesso luogo per la seconda volta, provocando un numero ancora più alto di morti e feriti e ancora più ambulanze danneggiate”, ha spiegato Ahmad Sweid, responsabile del servizio di ambulanze. 

    “Stiamo perdendo personale qualificato e mezzi. E al tempo stesso l’assedio ci impedisce di trovare i pezzi di ricambio per le nostre ambulanze”, ha riferito ancora Sweid. 

    I bombardamenti non solo hanno distrutto ospedali, abitazioni, cliniche e scuole, ma hanno devastato anche le strade di Aleppo, costringendo gli autisti a continue deviazioni. 

    “Una volta stavamo cercando di soccorrere le persone che si trovavano all’interno di un edificio finito sotto i bombardamenti, quando siamo stati colpiti da un secondo attacco”, ha raccontato Hasan al-Humsi, rimasto anche lui lievemente ferito. “Fortunatamente ne siamo usciti illesi. Il nostro desiderio di continuare il nostro lavoro è ciò che ci permette di salvare donne e bambini”.

    Il servizio di ambulanze presenti nella città siriana sono gestite dalla direzione della Sanità di Aleppo est e risulta composto da un team di 35 autisti e operatori di primo soccorso. A ciò si aggiunge una serie di veicoli minori per il trasporto d’urgenza dei feriti, gestita dai volontari e dalle organizzazioni non governative. 

    Per quanto concerne le strutture mediche nella parte orientale di Aleppo, Msf supporta otto ospedali, ne gestisce sei in tutto il nord della Siria e sostiene più di 150 centri medici e ospedali in tutto il paese, molti dei quali nelle zone assediate. 

    (Qui sotto la testimonianza di Hasan al-Humsi rilasciata a Medici Senza Frontiere)

    — LEGGI ANCHE: Tutti gli attacchi contro gli ospedali in Siria in una mappa 

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