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    Alle elezioni presidenziali austriache sarà decisivo il voto per corrispondenza

    Si dovrà aspettare questo pomeriggio per conoscere i risultati definitivi. Intanto Hofer è in testa con il 51,9 per cento dei voti contro il 48,1 di Van der Bellen

    Di Silvia Dallabrida
    Pubblicato il 23 Mag. 2016 alle 09:17 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:46

    L’Austria dovrà aspettare ancora qualche ora per conoscere con certezza il nome del prossimo presidente della Repubblica. Dopo un agguerrito testa a testa tra il candidato verde Alexander Van der Bellen e il suo sfidante, l’ultranazionalista Norbert Hofer, favorito a seguito del trionfo del primo turno, la giornata di domenica si è conclusa con un nulla di fatto.

    Lo spoglio finale delle schede depositate alle urne vede Hofer in testa con il 51,9 per cento dei voti contro il 48,1 per cento di Van der Bellen. Il candidato di estrema destra ha conquistato la maggioranza dei Länder austriaci, ad eccezione della città di Vienna e del Voralberg, dove Van der Bellen è arrivato a toccare anche il 70% dei consensi.

    Decisive per la vittoria della corsa all’Hofburg saranno le quasi 900.000 schede di voto pervenute per posta – pari al 14% degli elettori e solitamente sfavorevoli al partito della FPÖ – che potrebbero ribaltare i risultati della votazione.

    Gli esperti danno in testa, nel computo finale di 2.888 voti (dati dell’Istituto Austriaco di Ricerca Sociale SORA), il candidato ecologista.

    Qualunque sarà il risultato, chiaro è il segnale che emerge da queste elezioni presidenziali che hanno visto un’affluenza alle urne da record (71,8%). L’Austria è un paese spaccato.

    Metà della popolazione austriaca ha scelto un candidato ultranazionalista e un partito, considerato fino a qualche anno fa antisistema, promotore di politiche xenofobe e antieuropee.

    La dimostrazione di forza della FPÖ ha de facto normalizzato la presenza di posizioni estreme nel discorso politico nazionale (e internazionale) e rappresenta un monito da non sottovalutare, non solo per i partiti tradizionali austriaci, che dovranno affrontare, ora, una necessaria radicale trasformazione per sopravvivere alle prossime elezioni previste per il 2018, ma per l’intero mondo occidentale.

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