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    Attraversare a piedi la seconda isola più grande del mondo

    Cinquecento chilometri in due mesi, attraverso la Papa Nuova Guinea: è la sfida per Emergency di due cugini toscani con la passione per il viaggio

    Di TPI
    Pubblicato il 13 Mar. 2017 alle 10:50 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:33

    In questo primo ventennio degli anni Duemila essere giovani in Italia è sempre più difficile. A fronte della mancanza di lavoro e di prospettive, l’83 per cento dei millennials si dice pronto a fare la valigia e trasferirsi oltreconfine. Cervelli in fuga? Non tutti.

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    Per alcuni la scelta di partire non è obbligata, ma dettata dal desiderio di cambiare prospettiva, trasformando le difficoltà nel giusto stimolo per mettersi alla prova.

    È il caso di Cristiano e Filippo Menci, due cugini toscani di 29 e 28 anni che, dopo aver girato mezzo mondo, hanno deciso di celebrare il trentesimo compleanno del maggiore con una nuova avventura: attraversare la Papua Nuova Guinea a piedi.

    Cinquecento chilometri in due mesi, sfruttando il mezzo più antico ed ecosostenibile che esista: sono questi i semplici ingredienti del Papua Turtle Trails, che prenderà il via a metà aprile da Lae, sulla costa nordest del paese, per raggiungere la capitale Port Moresby entro la metà di giugno.

    In mezzo la foresta pluviale – ancora priva di sentieri mappati – e le cime innevate, in un percorso che si preannuncia tutt’altro che semplice. “Se la guardi sulla mappa, la Nuova Guinea sembra proprio una tartaruga. Come lei dovremo procedere lentamente, portandoci la nostra casa sulle spalle”, fa notare Filippo.

    “Da anni sogno di esplorare quella che è la seconda isola al mondo per estensione, dove vivono tribù mai contattate e specie animali ancora sconosciute”, racconta Cristiano, biologo marino con la passione per la fotografia, nata nei suoi lunghi viaggi in Africa e del sudest asiatico. “Negli ultimi sei mesi, lavorando 90 ore alla settimana in una fattoria australiana, ho messo da parte i soldi e le informazioni necessari. C’è ancora pochissima letteratura di viaggio su quel paese: tanto vale andarci di persona, no?”.

    Al suo fianco il cugino fotoreporter, reduce da un anno in Iran. Appena diciassettenne, Filippo ha lasciato la provincia aretina per studiare a Chicago: da allora ha attraversato i cinque continenti, con lunghe soste in Sud America, Medio Oriente e Africa. “Non mi considero un viaggiatore, ma un vero e proprio migrante”, chiarisce, “e mi sento privilegiato per le opportunità che ho avuto”. Come imparare a fare il pane in Mozambico o diventare fotografo ufficiale di una compagnia teatrale di Teheran.

    Girovaghi di professione, i cugini Menci saranno per la prima volta fianco a fianco alla scoperta di una nuova terra, armati solamente di un telefono satellitare con cui invieranno foto e aggiornamenti ai followers della loro pagina Facebook.

    Ma non basta: sulla scia dei viaggi solidali di Cristiano in Mongolia e India, i due hanno deciso di affiancare al viaggio una campagna di raccolta fondi a favore dell’ong Emergency, che sulla piattaforma Generosity ha già raggiunto quasi 850 dollari. “La consapevolezza che viaggiando possiamo essere di aiuto, pur nel nostro piccolo, è un enorme valore aggiunto”, spiega Cristiano. “Così vincono tutti”.

    In prospettiva c’è anche un libro: una sorta di diario di viaggio che, attraverso le parole di Filippo e gli scatti di entrambi, ripercorra il cammino fatto, non solo con i piedi, ma anche con la mente. “La domanda di partenza è questa: è più coraggioso chi parte o chi resta? Lo scopriremo passo dopo passo”.

    *articolo a cura di Beatrice Bertozzi

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