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    Il ginnasta russo che ha mostrato la “Z” sulla tuta: “Se potessi, lo rifarei”

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 8 Mar. 2022 alle 20:42 Aggiornato il 8 Mar. 2022 alle 20:52

    “Eravamo noi a essere trattati male dagli ucraini, non il contrario”, l’atleta russo Ivan Kuliak, che sul podio della Coppa del mondo di Doha ha sfoggiato sulla tuta la lettera “Z”, simbolo dell’offensiva militare russa in Ucraina, ha dichiarato che se potesse lo rifarebbe di nuovo. Il 20enne medaglia di bronzo nelle parallele non ha rimpianti, nonostante sia finito sotto indagine della federazione internazionale di ginnastica, che ha definito il suo comportamento “scioccante“.

    “Ho coperto la bandiera come mi è stato chiesto di fare, ma volevo far capire chi fossi. Per me la Z rappresenta ‘la vittoria e la pace’. Sono rimasto in silenzio quando, avvolti nella loro bandiera, i nostri rivali hanno cantato “Gloria all’Ucraina”. Secondo le regole di gara non sarebbe consentito, ma nessuno li ha richiamati. Hanno anche chiesto che fossimo espulsi, ma noi atleti russi non abbiamo fatto male a nessuno”, avrebbe scritto il ginnasta su Telegram secondo quanto riporta il Guardian. E in un’intervista a Russia Today ha aggiunto. “Se ci fosse una seconda possibilità e potessi scegliere se far vedere la lettera “Z” sul mio petto o no, lo rifarei“.

    A difendere il gesto du Kiliak anche la sua allenatrice Valentina Rodionenko. “Sicuramente è stata un’iniziativa personale e voluta. Tutti i nostri ragazzi sono patrioti, sempre pronti a difendere e onorare la patria”, ha dichiarato la donna al canale russo Match Tv. Secondo gli osservatori non ci sono dubbi sulla correlazione della “Z” con la guerra in Russia, perché l’ultima lettera dell’alfabeto (traslitterazione italiana per rappresentare la “З”, che assume il suono della nostra “Z”) apparsa per la prima volta sulla fiancata dei carri armati russi ammassati al confine con l’Ucraina prima dell’invasione del Donbass è diventato nelle ultime settimane il simbolo utilizzato dai militari e dai cittadini russi per mostrare supporto e sostengo all’operazione bellica comandata da Putin,  e secondo alcuni l’acronimo si riferisce all’espressione “Za pobedu”, ovvero “per la vittoria”.

    Quella del 20enne, dunque, è suonata come provocazione nei confronti del suo compagno di podio, l’ucrainoa Illia Kovtun, vincitore della medaglia d’oro. Ma secondo l’allenatrice non sarebbe stata altro che “una dichiarazione di patriottismo, una reazione all’accerchiamento, all’ostracismo e alle sanzioni che tutte le Federazioni hanno inflitto agli atleti russi delle differenti discipline, dal calcio alla Formula 1. Quindi è stata solo una manifestazione del suo senso di appartenenza”, ha detto Rodionenko.

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