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    In Egitto è stato arrestato un ex generale che voleva candidarsi alle elezioni

    L'ex presidente egiziano Mohamed Morsi insieme al generale Sami Anan - Afp photo

    Sami Anan è il quarto potenziale candidato contro al-Sisi che per motivi diversi è stato estromesso dalla corsa alla presidenza

    Di Gianluigi Spinaci
    Pubblicato il 23 Gen. 2018 alle 20:23 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:00

    L’ex generale dell’esercito egiziano, Sami Anan, è stato arrestato dopo che gli era stata negata l’autorizzazione a candidarsi alle prossime elezioni presidenziali in Egitto, in programma dal 26 al 28 marzo 2018.

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    Il generale Anan aveva intenzione di candidarsi contro quello che alla vigilia del voto è considerato il grande favorito, il presidente uscente Abdel Fatah al-Sisi.

    Anan aveva annunciato la propria candidatura alle elezioni con il partito da lui fondato nel 2014, l’Arabism Egypt Party.

    Diverse sono le imputazioni mosse a carico di Anan da parte del Consiglio supremo.

    Una candidatura da parte dell’ex capo di Stato maggiore sarebbe infatti potuta essere vista come un’istigazione dell’esercito alla disobbedienza, motivo per cui Anan è stato convocato per essere interrogato.

    In un comunicato, un portavoce dell’esercito ha spiegato che l’annuncio di Anan di partecipare alla tornata elettorale avrebbe avuto l’intento di creare una spaccatura tra le forze armate e il popolo egiziano.

    Anan avrebbe anche falsificato alcuni documenti ufficiali in cui dichiarava che il suo servizio militare era terminato, condizione necessaria per gli ex ufficiali che intendono candidarsi alle elezioni.

    L’ex generale non è l’unico potenziale candidato ad aver trovato sbarrata la strada alle presidenziali, che si preannunciano un plebiscito per al-Sisi.

    L’avvocato per i diritti umani Khaled Ali, esponente dell’opposizione egiziana, il 18 gennaio aveva denunciato attraverso i suoi sostenitori che alcuni “burocrati fedeli al governo” stavano ostacolando le procedure per la raccolta delle firme necessarie per presentarsi alle elezioni.

    Il 7 gennaio, anche l’ex primo ministro egiziano Ahmed Shafiq ha rinunciato a correre per la presidenza.

    Secondo quanto ha riportato Middle East Eye, l’ex militare sarebbe stato spinto a ritirarsi dalla competizione elettorale sotto la minaccia della diffusione di alcuni video a sfondo sessuale che lo vedevano protagonista.

    Il 2 dicembre 2017 è stato arrestato il colonnello Ahmed Konsowa, sospettato di tenere “un comportamento che nuoce ai bisogni dell’esercito”, per aver “pubblicato un video in cui ha dichiarato opinioni politiche”.

    Konsowa aveva infatti annunciato la propria candidatura a presidente ed è stato condannato da una corte militare a 6 anni di reclusione per aver “violato le regole dell’esercito”, che impediscono ai militari di partecipare alla vita politica del paese.

    Il 19 gennaio, in un discorso trasmesso dalla televisione, il presidente al-Sisi aveva annunciato la propria candidatura alle elezioni presidenziali per un secondo mandato.

    “Le prossime elezioni saranno libere e trasparenti”, le sue parole.

    Al-Sisi è stato eletto presidente egiziano nel 2014, dopo aver condotto il colpo di stato del 2013 che ha rovesciato il suo predecessore Mohammed Morsi.

    Il 13 gennaio in Egitto è entrata in vigore l’estensione di altri tre mesi dello stato di emergenza voluto dal presidente al-Sisi, che ha portato una pesante campagna repressiva contro il dissenso, con l’arresto di migliaia di persone.

    Leggi anche: “Al Sisi uccide i dissidenti e organizza finti attentati per legittimare il suo potere”

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