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    Arrestato il consulente legale in Egitto della famiglia Regeni

    È accusato per aver protestato senza permesso. Le autorità egiziane sostengono che non c’è nessun collegamento con il caso del ricercatore italiano ucciso

    Di TPI
    Pubblicato il 27 Apr. 2016 alle 12:29 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:15

    Il consulente della famiglia Regeni in Egitto, Ahmed Abdallah, è stato arrestato. Lo confermano il legale della famiglia e le autorità egiziane.

    “Abdullah è stato arrestato per aver protestato senza permesso. La questione non ha nulla a che vedere con la famiglia Regeni”, hanno spiegato fonti della procura generale egiziana al quotidiano indipendente locale Al Masry al Youm.

    L’uomo è presidente della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, una Ong che sta offendo attività di consulenza ai legali della famiglia del ricercatore italiano ritrovato senza vita il 3 febbraio in un fosso del Cairo.

    Le autorità hanno fatto sapere che Abdallah dovrà scontare quattro giorni di custodia cautelare, ma le accuse sono pesanti e rischia di restare in carcere per anni in attesa di una sentenza.

    La lista dei reati contestati all’attivista è lunga: istigazione alla violenza per rovesciare il governo e la Costituzione, attacchi contro la polizia con intenti terroristici, adesione a gruppo terroristico, promozione di attentati terroristici e di crimini su Internet.

    Secondo il quotidiano egiziano Aswat Masriya, Abdallah è stato arrestato nella notte tra il 24 e il 25 aprile nella sua casa a Heliopolis, nell’area metropolitana del Cairo, nell’ambito del giro di vite della sicurezza egiziana in seguito alle manifestazioni contro la cessione di due isole del Mar Rosso all’Arabia Saudita.

    La notizia è stata confermata anche da Amnesty International. Tuttavia, non è chiaro se sia stato istituito un processo nei confronti dell’attivista egiziano.

    Ieri la famiglia di Regeni ha manifestato la sua “angoscia” e “preoccupazione per la recente ondata di arresti in Egitto ai danni di attivisti per i diritti umani, avvocati e giornalisti anche direttamente coinvolti nella ricerca della verità circa il sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio”.

    Le indagini sull’omicidio del ricercatore italiano proseguono da mesi senza alcun reale sviluppo. Dopo il fallimento del summit con gli investigatori italiani, i rapporti diplomatici tra le due nazioni sono ai minimi termini.

    Indiscrezioni della stampa, come quella della Reuters di alcuni giorni fa, smentiscono le ricostruzioni degli inquirenti egiziani, che finora hanno fornito versioni dei fatti ritenute infondate dall’Italia.

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