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    L’attentato dell’Isis in una moschea sciita in Arabia Saudita

    Lo Stato Islamico ha rivendicato l'attacco all'interno della moschea sciita in Arabia Saudita che ha causato la morte di almeno venti persone

    Di Sabika Shah Povia
    Pubblicato il 22 Mag. 2015 alle 20:12 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:28

    I fedeli sciiti erano riuniti nella preghiera come accade ogni venerdì, ma oggi era una giornata particolarmente importante per loro: festeggiavano la nascita dell’imam Hussain, figura di riferimento per l’Islam sciita e nipote di Maometto.

    Abu Ammar al-Najdi è entrato in moschea con una cintura esplosiva nascosta sotto ai suoi vestiti e, durante la prima parte della preghiera, secondo quanto ha racconta alla Reuters il testimone oculare Kamal Jaafar Hassan, si è fatto saltare in aria, uccidendo almeno 20 persone e ferendone un centinaio.

    L’attentato di oggi alla moschea nel villaggio di Kudeih, nell’est dell’Arabia Saudita, è stato rivendicato dall’Isis attraverso un messaggio su Twitter, che avrebbe allegato una foto dell’attentatore alla dichiarazione ufficiale.

    I miliziani dello Stato Islamico hanno inoltre minacciato l’arrivo di “giorni bui” per la comunità sciita dell’Arabia Saudita, fortemente in contrasto con l’interpretazione dell’Islam da parte dell’Isis.

    Gli sciiti non superano il 15-20 per cento della popolazione totale in Arabia Saudita, e si concentra nelle regioni dell’est del Paese.

    Oltre 2mila sauditi si sarebbero arruolati nell’Isis finora, e centinaia di questi sarebbero rientrati in Arabia Saudita per conseguire l’attività dello Stato Islamico nel Paese. 

    “Le forze di sicurezza non risparmieranno alcun sforzo nella ricerca di tutte le persone coinvolte in questo attentato terroristico,” ha dichiarato un ufficiale del governo saudita.

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