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    Qual è stato l’anno peggiore della storia?

    Dopo i molti fatti tragici del 2016 si è diffusa l'idea che il 2016 sia il worst year ever. Ma quali sono davvero per gli storici gli anni meritevoli di questo titolo?

    Di TPI
    Pubblicato il 25 Lug. 2016 alle 15:21 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:50

    Non ci sono molte metodi scientifici per darne una
    dimostrazione certa, ma la percezione generale di quello che finora è stato il
    2016 non è particolarmente positiva, per non dire assolutamente disastrosa.

    Periodicamente, e con frequenza sempre maggiore, compare su Twitter l’hashtag
    #worstyearever (“l’anno peggiore di sempre”), almeno da quando gli avvenimenti
    particolarmente negativi che hanno colpito l’opinione pubblica hanno raggiunto
    una quantità abbastanza alta da far notare una concentrazione particolarmente
    alta di negatività nel 2016.

    Questi solo alcuni degli eventi sparsi che hanno segnato i
    primi sette mesi dell’anno, e che gli hanno fatto già guadagnare una pessima reputazione:
    gli attacchi terroristici sempre più frequenti, da Nizza a Bruxelles; la
    diffusione del virus Zika; la Brexit; la morte di diversi afroamericani per
    mano della polizia; la Siria; le
    temperature record; la morte di Prince e David Bowie.

    A partire da questa percezione diffusa, il sito Business Insider ha deciso di interrogare diversi storici per capire qual è stato, secondo loro, “l’anno
    peggiore di sempre”.

    Queste le risposte arrivate dagli studiosi:

    1348

    La principale ragione che fa di quest’anno uno dei peggiori
    della storia è la diffusione della peste, che nell’arco di 18 mesi riuscì nella
    tragica impresa di uccidere almeno un terzo della popolazione europea.

    1492

    Lo storico Peter Shulman crede che l’anno che vide al
    scoperta dell’America vada inserito nella lista in quanto origine di un
    processo storico irreversibile che avrebbe causato moltissime sofferenze. In
    quell’anno, i re cattolici Ferdinando e Isabella conquistarono Granada, prima
    in mano ai Mori, e nel giro di pochi anni, circa mezzo milione di abitanti
    musulmani furono uccisi, convertiti, ridotti in schiavitù o esiliati. Destino
    che toccò anche alla popolazione ebraica, contribuendo a formare l’idea di un’”Europa
    cristiana” che non prevedeva altre fedi al suo interno.

    Con la scoperta dell’America iniziarono anche la schiavitù,
    il colonialismo e, ne corso del tempo, la morte di circa il 90 per cento delle
    popolazioni indigene.

    1836 e 1837

    Verso la fine dell’anno, gli Stati Uniti iniziarono i
    preparativi per invadere la terra dei Cherokee e rimuovere forzatamente i suoi
    residenti. Nello stesso periodo, essendo ormai quelle terre prive di
    coltivatori, si raggiunse il picco della tratta degli schiavi interstatale, con
    circa 250mila persone schiavizzate trasferite a lavorare in quei luoghi.

    L’anno successivo si delineò la peggiore depressione
    economica mai vista fino ad allora negli Stati Uniti, con milioni di cittadini
    bianchi in rovina e milioni di schiavi neri venduti in massa per pagare i
    debiti.

    1876

    Dopo la fine della Guerra civile americana ci fu un breve periodo
    della cosiddetta Ricostruzione in cui sembrava che le tensioni razziali
    potessero appianarsi, ma questo sogno fallì nel momento in cui il Sud degli
    Stati Uniti rimase un luogo di segregazione e violenza nei confronti dei neri. Questo
    fallimento ritardò di quasi cento anni un’integrazione reale della popolazione
    di colore.

    1919

    L’America aveva vinto la Prima guerra mondiale, ma aveva “perso
    la pace”, con un’inflazione e un tasso di disoccupazione altissimi, oltre all’avvento
    di un’epidemia di influenza che  uccise
    mezzo milione di americani. Fu anche l’inizio della stagione del
    Proibizionismo, e in molte città si registrarono scontri razziali e linciaggi
    contro i neri, oltre a scioperi e persecuzioni governative nei confronti di
    sospetti anarchici e bolscevichi.

    1943

    Si tratta dell’anno in cui l’Olocausto si realizzò in
    maniera sempre più spietata, e nonostante questo le Forze alleate non ebbero la
    forza o la volontà di evitarlo. Dall’altra parte del mondo, intanto, la
    carestia nel Bengala uccideva circa 3 milioni di persone, e negli Stati Uniti
    le violenze razziali imperversavano.

    1968

    L’anno in questione vide l’assassinio di Martin Luther King
    e di Robert Kennedy, insurrezioni urbane in molte città americane,
    l’occupazione della Cecoslovacchia dopo la Primavera di Praga, la repressione della
    rivolta studentesca di Parigi, gli scontri alla convention democratica di
    Chicago e l’elezione di Richard Nixon negli Stati Uniti.

    Nel frattempo continuavano gli orrori della guerra del Vietnam, tra cui
    il massacro di My Lai.

    2003

    L’avvenimento principale dell’anno è la guerra in Iraq, e
    allo stesso tempo la copertura mediatica guerrafondaia di molti media
    statunitensi a sostegno della presidenza Bush. Le conseguenze di quella scelta,
    basata su giustificazioni senza fondamento reale, si trascineranno per tutti
    gli anni a venire da allora.

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