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    Un amore negato tra donne in Bangladesh

    La storia di Sanjida, di famiglia musulmana, e del suo amore per Puja, una ragazza indù: entrambe innamorate ma costrette alla separazione perché lesbiche

    Di TPI
    Pubblicato il 11 Feb. 2016 alle 11:47 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:42

    Nel gennaio del 2013, Sanjida, una ragazza bengalese di venti
    anni, ha lasciato la casa dei suoi genitori in un villaggio nel sudovest del
    Bangladesh per continuare gli studi in una cittadina più grande.

    È lì che si è innamorata della figlia del suo padrone di casa, Puja, di qualche anno più
    piccola.

    Il padre di Sanjida è un insegnante e fedele musulmano. Sa bene quanto sia importante l’istruzione e per questo aveva deciso di consentire a
    Sanjida di andare all’università. Così, sua figlia si è trasferita poco più a nord,
    a Pirojpur, per studiare letteratura bengalese.

    Ha preso in affitto una stanza nella casa di un venditore di
    patate indù, Krishnokanto. La famiglia del suo padrone di casa si è affezionata subito a Sanjida, anche se il suo modo di pensare e il suo abbigliamento
    sembravano troppo moderni per una ragazza proveniente da una contesto così
    tradizionale.

    Sanjida è studiosa e di buon carattere, così Krishnokanto le ha chiesto di aiutare la figlia più piccola negli studi. Sanjida e Puja passavano
    molto tempo insieme finché, in aprile, hanno scoperto di essersi innamorate l’una
    dell’altra.

    Ad aprile si celebra il capodanno bengalese e le ragazze si stavano preparando
    per andare ai festeggiamenti. Sanjida è entrata nella stanza di Puja per
    sollecitarla.

    “Si stava pettinando i capelli di fronte al ventilatore. Mi ha
    detto di sedermi sul letto, lei mi dava le spalle. Indossava una camicetta
    verde oliva. La camicetta si allacciava sul retro ma i lacci erano sciolti. È
    stato in quel momento che mi sono innamorata di lei”.

    Ma è stata Puja a prendere l’iniziativa. Le ragazze passeggiavano
    per la fiera, Puja voleva scattare una fotografia insieme a Sanjida. “Certo!”,
    ha risposto lei, e prima che potesse formulare un pensiero qualsiasi, Puja le ha dato un
    bacio.

    Le due ragazze sapevano bene che nella loro piccola comunità
    provinciale il loro amore non sarebbe stato compreso, e hanno deciso di fuggire insieme. Ma
    prima, volevano sposarsi.

    Si sono recate al tempio di Shiva, nel complesso del
    diciassettesimo secolo circondato da uno stagno di fiori di loto. Si sono scambiate ghirlande di fiori e si sono sposate, di fronte agli dei.

    Sanjida ha coperto la scriminatura dei capelli di Puja con una
    polvere vermiglia, chiamata shindur, l’emblema delle donne indù sposate.
    Fossero state un uomo e una donna, il loro matrimonio sarebbe stato
    perfettamente valido.

    Dopo aver celebrato il matrimonio, le ragazze si sono dirette verso il fiume Kocha. Volevano prendere il battello per Barisal. Sapevano che le
    loro rispettive famiglie sarebbe state furiose.

    Il padre di Puja aveva denunciato alla polizia il rapimento
    della figlia, e le forze dell’ordine le stavano cercando, ma Sanjida e Puja erano già arrivate a Barisal e avevani preso in affitto una camera.

    Il padrone di casa della coppia è un musulmano osservante,
    come il padre di Sanjida, e sa bene che non c’è posto nella religione per un
    amore come il loro.

    Eppure, l’uomo non ha potuto fare a meno di riconoscere in quello
    tra Sanjida e Puja un grande amore. “Non avevo mai sentito nulla del genere,
    prima. Ma quando ho visto due donne così innamorate, non ho potuto fare altro
    che accettarlo”.

    La famiglia di Puja non poteva farlo. Insisteva che la ragazza era stata drogata e rapita contro la sua volontà. La polizia continuava a cercarle e
    la coppia ha deciso di spostarsi ancora. Si è trasferita a Dhaka, la capitale, e ha preso un’altra stanza in affitto.

    Era ormai fine luglio quando le autorità hanno bussato alla porta
    delle due ragazze. Hanno arrestato Sanjida e riconsegnato Puja alla famiglia.

    Tuttavia, non esistevano precedenti che aiutassero a inquadrare
    dal punto di vista giuridico la fuga di due donne che dichiaravano di essere
    sposate. Così, Sanjida è stata accusata di rapimento, crimine punito con una
    lunga pena detentiva.

    Se Sanjida fosse stata un uomo, la coppia sarebbe stata
    considerata sposata, e poco avrebbe importato la minore età di Puja. In
    Bangladesh, due ragazze su cinque si sposano prima dei 18 anni.

    Sanjida è rimasta in cella per due mesi e mezzo prima di essere
    rilasciata su cauzione. Durante la detenzione, ha subito più volte un’ispezione
    corporale per verificare il suo sesso. Una verifica invasiva e estremamente
    umiliante.

    I media bengalesi, però, hanno simpatizzato con lei e con la sua
    romantica e avventurosa storia d’amore con un’altra donna. Ai giornalisti Puja ha dichiarato: “Se un ragazzo può amare una ragazza, perché una ragazza non può
    amare un’altra ragazza? Perché due donne non si possono sposare, se sono
    innamorate?”

    La casa di Sanjida è una casa modesta, senza elettricità e
    senza acqua corrente, in un villaggio remoto alla foce del fiume Bengala. La
    sua è una famiglia musulmana conservatrice.

    “Quando era più piccola, era malata: un genio malvagio
    abitava in lei. L’abbiamo portata da molti uomini di religione per curarla. Le
    hanno dato dei talismani con dentro delle preghiere da indossare”, ha raccontato la
    madre.

    Suo padre, invece, non ha parlato. L’unico rimpianto che ha espresso è che Sanjida non abbia portato a termine gli studi. Ma non ha voluto assolutamente
    parlare della sessualità della figlia.

    Altri membri della famiglia si chiedono come sia possibile per
    due donne fare l’amore. Uno zio ha insinuato che Sanjida potrebbe avere un problema ormonale.

    Suo fratello più piccolo, Baizid, si è schierato dalla sua parte: “All’inizio non è stato facile comprendere la sessualità di mia
    sorella. Adesso l’ho accettata, e l’ha accettata anche nostra madre… persino
    nostro padre se ne è fatto una ragione. L’amore per sua figlia è più forte
    della sua mentalità conservatrice”.

    “Non avevo mai sentito di nulla del genere,” ha proseguito, “ma
    ho letto su internet che ci sono altri come lei e non solo in Bangladesh”.

    Sanjida è diventata un simbolo. La storia della sua audace
    fuga d’amore, la candida onestà con cui rivendica il suo diritto a amare chi
    ama, il suo coraggio di sfidare tutte le regole sociali del suo mondo così
    tradizionale, ne fanno un’eroina dei diritti LGBT in Bangladesh.

    La storia d’amore con Puja è finita. La famiglia della
    ragazza ha fatto in modo che le due non avessero più contatti e ha dato Puja in
    sposa a un poliziotto. Sanjida ha ripreso a studiare e lavora con un’organizzazione
    per i diritti umani. Intanto, aspetta che si concluda il processo per rapimento a suo carico.

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